giovedì 3 novembre 2016

Film - Mare nero (2006) di Roberta Torre



Luca Moccia (Luigi Lo Cascio), ispettore di polizia, è costretto a indagare sulla morte di una giovane ragazza uccisa durante una pratica di sesso estremo. Le inchieste lo portano nel mondo dello scambismo, ambiente che lo ossessiona al punto tale da considerare di coinvolgere nelle proprie fantasie erotiche la propria compagna Veronica (Anna Mouglalis), donna francese trasferitasi in Italia per lui.
Film debole questo Mare nero. Roberta Torre non cade nel tranello di girare un Eyes Wide Shut in versione spaghetti, ma gioca comunque male le proprie carte, trattando la psicologia maschile in modo distaccato e quella femminile in modo superficiale. Ne esce un film inconcludente, e per la durata (83 minuti), e per eccedenza di minimalismo, eccessiva patinatura e la sola presenza di due colori: il nero per la notte, il buio dei parcheggi puntellati dai guardoni, i vestiti. Il bianco per le pareti scarne della casa di Luca alle prese col trasloco, i corridoi del commissariato, gli stanzoni dell’obitori, i corpi femminili.
Non siamo in un giallo anni Settanta, ma purtroppo il paragone (impietoso) viene facile: eros, thanatos e soprattutto l’intercambiabilità e la compenetrabilità dei due principi è assente. Manca l’atto di uccidere come l’atto del possedere e sua negazione. Manca il desiderio sessuale, la perversione, la follia. È tutto sussurrato, misurato e controllato, e le quattro frasi riparatorie della coppia Lo Cascio-Mouglalis funzionano come un ombrellino pieghevole durante l’Apocalisse.

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