
Frozen (attenzione, non
confondete con il film Disney) si inserisce a pieno titolo in quel filone del
genere thriller-horror in cui il protagonista o i protagonisti si trovano in
una situazione che li blocca da cui cercheranno di uscire in ogni modo. Buried –
Sepolto, che sicuramente è il più celebre, ma anche 127 ore, Open Water e i più
recenti Paradise Beach – Dentro l’incubo e Mine sfruttano tutti la stessa
struttura narrativa.
Frozen ha il pregio di sviscerare
la paura e l’orrore scaturiti da situazioni e azioni comuni, come quella di
prendere una seggiovia in un weekend con gli sci e lo snowboard e soprattutto
evidenzia come sulla normale quotidianità e sui comuni sentimenti d’amicizia e
amore che legano i protagonisti prevale sempre un fortissimo istinto di
sopravvivenza che porterà i protagonisti a destini diversi.
Frozen è un film intelligente,
che sfrutta i pochi mezzi messi a disposizione del regista Adam Green, evitando
inutili tecnicismi e virtuosismi di sceneggiatura. È un film che farà passare
la voglia di divertirsi sulla neve e a metà novembre, forse, non è troppo
consigliato.
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