La trilogia, per definizione, è
un insieme di tre distinte opere (che possono essere dello stesso autore)
collegate da una forte connessione tematica o stilistica. In campo
cinematografico la trilogia, un tempo diffusissima, sta lentamente lasciando spazio
alle saghe, ai reboot, ai sequel.
Fortunatamente, rimangono intatti capolavori suddivisi in tre parti, e sono
quelli a cui non vogliamo dedicarci.
7 – La trilogia del cavaliere oscuro, composta da Batman Begins (2005), Il cavaliere
oscuro (2008) e Il cavaliere oscuro –
Il ritorno (2012). Qui all’Ignorante non siamo amanti dei film di
supereroi. Ecco, definire la trilogia del cavaliere oscuro (tutta diretta da
Christopher Nolan) come una serie di film tratti dai fumetti DC è clamorosamente
riduttivo. Grazie a Christopher Nolan, genere noir e poliziesco si fondono in tre
enormi kolossal che tutti avrete visto e sicuramente apprezzato.
6 – La trilogia del milieu. C’era un periodo in cui in Italia si
producevano più di 300 film all’anno, in cui c’era una vera industria che
guardava al cinema hollywoodiano senza timore di inferiorità, ma solo come modo
per sviluppare caratteri originali che gli americani trascuravano. C’era un
periodo in cui il cinema di genere era vivissimo nel nostro Paese, e poteva
contare su diversi autori. Uno di questi era sicuramente Fernando Di Leo,
artigiano sopraffino e autore dei più interessanti film noir italiani. La
trilogia del milieu è composta da Milano
Calibro 9 (1972), La mala ordina
(1972) e Il boss (1973). Sono film di
una violenza oggi sconosciuta al cinema di casa nostra. Un certo Quentin
Tarantino li cita sempre nella lista dei suoi film preferiti. Da recuperare.
5 – La trilogia del Mariachi.
Robert Rodriguez, regista stimatissimo dall’amico Tarantino, è l’inventore del
sottogenere burrito-western, termine
coniato per la sua trilogia composta da El
Mariachi (1992), Desperado (1995)
e C’era una volta in Messico (2002).
Il primo film è stato realizzato con un budget di 7mila dollari e ne incassò
più di 2 milioni. Se volete vedere molto sangue, azione e ironia non-sense,
questa è la trilogia adatta. Per farvi capire in che modo lavora Rodriguez: per
C’era una volta in Messico il regista
è l’unico membro della troupe e oltre la regia si è occupato del soggetto,
della sceneggiatura, della fotografia, del montaggio, degli effetti speciali,
delle musiche e della scenografia. Il film è costato 30 milioni di dollari e ne
ha incassati quasi 100.
4 – La trilogia di Ocean’s. Ocean’s
Eleven (2001), Ocean’s Twelve
(2004) e Ocean’s Thirteen (2007)
raccontano le gesta della banda di ladri capitanata da George Clooney e Brad
Pitt. La trilogia, tutta diretta da Steven Soderbergh, ha contribuito a
rilanciare il caper movie, filone molto
in voga negli anni Sessanta, che racconta l’organizzazione accurata di un
grande furto, (Ocean’s Eleven è il
remake di Colpo grosso del 1960) e
può vantare un cast più che stellare. I film sono godibilissimi, basati su
continui colpi di scena e soprattutto su dialoghi brillanti.
3 – La trilogia di Toy Story. La
trilogia di Toy Story potrebbe avere
vita breve all’interno di questa classifica. Pare infatti che la Pixar abbia in
cantiere un quarto capitolo, previsto per il 2019. Al di là delle innovazioni
tecniche e stilistiche, i tre capitoli (1995, 1999, 2010) sono i perfetti
esempi di come la commedia brillante possa prestarsi all’animazione e di come l’animazione
possa essere adatta anche a un pubblico di soli adulti. Ci sentiamo di dire che,
dopo il finale strappalacrime del terzo capitolo che simbolicamente segnava la
fine di una generazione, produrre un quarto capitolo potrebbe essere un crimine
contro l’umanità.
2 – La trilogia di Die Hard. Sì, lo sappiamo che la saga di
Die Hard è fatta da cinque film. Ma
sappiamo anche che gli ultimi due, usciti molti anni dopo i primi tre, sono una
completa schifezza, slegati completamente dai primi tre. E poi dal quarto film
in poi Bruce Willis è pelato, quindi non contano più. Trappola di cristallo (1988), 58
minuti per morire – Die Harder (1990) e Die
Hard – Duri a morire (1995) sono il perfetto esempio, assieme alla saga di Arma letale (lì i film sono quattro,
tutti bellissimi) di come l’adrenalinico genere action può funzionare alla perfezione senza il bisogno di quella
computer grafica che ha invaso Hollywood dalla fine degli anni Novanta in poi.
1 – La trilogia di Ritorno al futuro. Tre capitoli (1985,
1989, 1990) perfetti, capaci di influenzare la cultura pop come nessun film
aveva fatto prima. Dire che è la trilogia migliore è assiomatico, lapalissiano, praticamente
oggettivo. Potremmo argomentare la nostra scelta in noiosi discorsi di qualche ora, ma non vogliamo tediare nessuno.
Vi lasciamo però con una domanda: quale altro genio del cinema ha avuto la folgorante idea di piazzare una macchina del tempo in una DeLorean?
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