La liceale Nadine (Hailee
Steinfeld) scopre che la sua migliore amica Krista (Haley Lu Richardson) ha una
relazione con suo fratello maggiore Darian (Blake Jenner) che in breve tempo distrugge
il legame tra le due amiche. Nadine piomba così in una inesorabile solitudine.
A risollevarla dalla triste situazione ci penseranno Mr. Bruner (Woody
Harrelson), un suo professore, e Erwin (Hayden Szeto), suo compagno di scuola.
17 anni (e come uscirne vivi), regia di Kelly Fremon Craig, è l’ennesimo esempio
di cinema destinato a un pubblico prettamente giovanile, perlopiù liceale. E
come tale non riesce ad abbandonare sentieri già tracciati. 17 anni è una serie di situazioni,
luoghi e addirittura dialoghi visti e stravisti. Non manca proprio nulla: i
corridoi scolastici con gli armadietti, il ragazzo-immagine del liceo, bello e
sportivo. C’è il concorso scolastico, un insegnante comprensivo e la pausa per
la mensa.
E soprattutto c’è il personaggio
di Nadine. Il personaggio che riduce a meri stereotipi i licei di tutta America
ha il volto di Hailee Steinfeld, attrice nota, che di anni però ne ha 20.
Nadine è ovviamente più intelligente e più acuta dei suoi compagni, ma
altrettanto ovviamente è triste, sola e depressa. Una solitudine mascherata da
un velo di ironia che vorrebbe elevare il film a uno status maggiore, da
commedia sofisticata ideale per un festival indie.
Ma è tutto troppo già visto. La
regista (anche sceneggiatrice) commette il solito errore di comprimere il
processo di crescita di un’adolescente, processo lungo, tortuoso, ma
soprattutto delicato, in una serie di esperienze stereotipate per una durata
complessiva di un anno scolastico. 17
anni è un film ambizioso che però non restituisce allo spettatore il valore
del tempo, espediente necessario per potersi distinguere in un genere sempre in
fermento (con le dovute proporzioni un esempio può essere Boyhood, un capolavoro), ma che non riesce a produrre prodotti che
non siano uno la copia carbone dell’altro. 17
anni rimane soprattutto un esempio di cinema da high school che rasenta la sufficienza senza riuscire però a
coinvolgere un pubblico più ampio, rimanendo settato sulla categoria teenagers.
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