L’ex sicario John Wick (Keanu
Reeves), deciso a ritirarsi a vita privata, viene raggiunto da una sua vecchia
conoscenza, il boss italiano Santino D’Antonio, (Riccardo Scamarcio) che, con
un ricatto mascherato da patto di sangue, lo ingaggia per una complicata
missione che potrebbe garantire al boss il controllo di un’organizzazione
criminale internazionale.
Keanu Reeves torna a vestire gli
eleganti panni dell’implacabile killer John Wick, ennesimo duro del cinema statunitense,
personaggio segnato dal torbido passato e dalla coscienza sporca, ma dall’animo
puro. John Wick è il classico criminale deciso di cambiare in meglio la propria
vita, ma incapace di tagliare i fili che lo legano al passato, figura
tormentata perennemente inseguita dai suoi errori. Ecco, in questo il cinema d’azione
hollywoodiano dimostra di essere completamente privo di idee e clamorosamente
ripetitivo. In realtà però questo è l’unica pecca del film. John Wick – Capitolo 2 rispecchia alla
perfezione l’idea di sequel che hanno gli americani: la pellicola ripresenta le
qualità del primo capitolo, ma le porta all’esagerazione, all’abbondanza. Il
pubblico ne vuole di più, è questo ciò che conta.
Ebbene, John Wick 2 mette subito in chiaro di essere il fratello gemello
del primo capitolo; come nel precedente, la trama è ridotta a mero pretesto per
la messa in scena di sparatorie, corpi a corpo, inseguimenti e esplosioni. Il
film mantiene un altissimo livello di adrenalina per tutta la sua durata, si
distingue per un ragguardevole body count,
ma soprattutto restituisce al genere, dopo anni di crisi, un nuovo volto (che
in realtà è il vecchio e arcinoto Keanu Reeves) per il pubblico. Keanu Reeves, stella
del cinema d’azione negli anni Novanta (Speed,
The Matrix, Point Break, tanto per citarne alcuni), decennio d’oro per il
genere, torna a coprire la parte dell’eroe dimostrando che l’action è ancora troppo attaccato ai suoi
volti più celebri.
E forse consapevole di questo, il
regista Chad Stahelski, in perfetta salsa postmoderna, ha provato a recidere
questo cordone ombelicale: Stahelski, stuntman prima che regista, è riuscito a
creare un pot-pourri fatto da reminescenze bondiane, cinema asiatico à la John
Woo, ambientazioni arcaiche dal sapore letterario e azione spiccia da
videogioco arcade. È un minestrone
abbondante e saporito, che noi non possiamo non consigliare.
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