Roma, primavera del 1978. David
(Andrew McCarthy), un giornalista americano già da cinque anni nella capitale,
sogna di scrivere un romanzo di successo e per farlo decide di sfruttare gli
avvenimenti della cronaca italiana. L’Italia sta vivendo infatti gli anni di
piombo e il problema del terrorismo è all’ordine del giorno. David è amico di
Italo (John Pankow), un professore universitario con contatti all’interno delle
Brigate Rosse, ha una relazione con Lia (Valeria Golino), ragazza di buona
famiglia, e a un ricevimento conosce Alison (Sharon Stone) intraprendente fotoreporter
che sposa l’idea del romanzo di David e si offre di aiutarlo nelle ricerche. I
due però capiranno presto che le loro fantasiose teorie non sono molto distanti
dalla realtà.
Il 1978, per l’Italia è stato
veramente L’anno del terrore, titolo
di questa pellicola diretta dall’esperto John Frankenheimer. È l’anno del
rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro, drammatico evento che sconvolse l’Italia
e il mondo. Il film di Frankenheimer ruota attorno a questo fatto senza mai
centrarlo del tutto. L’anno del terrore
è una pellicola completamente sbagliata: sbaglia nella ricostruzione del
periodo, non approfondisce la situazione politica italiana e mischia Brigate
Rosse, comunismo, movimenti operai, scioperi e terrorismo negando allo spettatore
qualsiasi spiegazione; addirittura regista e sceneggiatore confondono Aldo Moro
e Enrico Berlinguer. Insomma L’anno del
terrore è un film americano nella sua accezione più negativa: pizza, mafia
e mandolino non vengono nominati, ma poco ci manca. La cronaca italiana è
trattata sempre da una distanza di sicurezza, e l’approfondimento dei fatti si
adatta su un modello wikipedia.
Rimane solo la storia di finzione
costruita attorno agli avvenimenti reali. Rimane la figura classica dell’incorruttibile
giornalista che si fa agente segreto e raggiunge la verità aiutato dalla bella
e disponibile aiutante. Quello che doveva essere un film in grado di mostrare
al pubblico cosa fossero stati gli anni di piombo, finisce con l’essere un
pasticcio spionistico in cui vincono gli sbadigli e la noia.
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