Una serie di loschi individui è
sulle tracce di un vecchio filmino amatoriale. Tra questi vi è un giovane
magnate dell’industria pornografica, un funzionario governativo e il capo di un’agenzia
governativa deviata. L’ambita pellicola, infatti, contiene la documentazione di
un’orgia avvenuta nel bunker di Hitler pochi giorni prima della caduta del
terzo Reich.
Running Dog,
che nel romanzo è il nome della rivista per cui lavora la reporter Moll
Robbins, anche lei sulle tracce del reperto, esce negli Stati Uniti nel 1978. È
il sesto romanzo di Don DeLillo e il primo in cui cominciano a palesarsi le
tematiche che caratterizzeranno gli scritti dell’autore americano. Running Dog è un breve romanzo, un
concentrato in cui esplode la paranoia della società americano, quel complottismo
che sarà centrale in Rumore bianco e Libra.
Ogni episodio raccontato da
DeLillo ha la caratteristica di essere una metafora. Attraverso una serie di
ambigui ed eccentrici personaggi alla ricerca di una reliquia proibita di epoca
nazista, DeLillo mette a nudo il rapporto fra mezzi di comunicazione, organi di
potere, sesso a attrazione per il proibito. Anticipando ciò che poi sarà
sviscerato in Underworld e Libra, DeLillo devia dalla strada della storia
ufficiale, quella raccontata dai libri di scuola, per battere vie più buie e
meno conosciute, in cui a prevalere è la storia alternativa, gli inganni, le
cospirazioni.
Running Dog
è lungo solamente 260 pagine, ma è una perfetta anticipazione di tutti i grandi
temi e i grandi romanzi dello scrittore newyorkese. Una gigantesca metafora che
però ha il difetto di non appoggiarsi su una trama solida. La corsa spietata
per accaparrarsi l’ambita pellicola ha la forma di un thriller che non riesce a
catturare a fondo il lettore. Con tutta probabilità Running Dog non è il miglior romanzo di DeLillo, ma può essere
considerato un romanzo-prova, una palestra in cui lo scrittore si è esercitato
e ha iniziato a sposare quella corrente postmoderna che lo vede al fianco di
Thomas Pynchon e David Foster Wallace.
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