Settanta è il secondo capitolo
della trilogia scritta da Simone Sarasso che racconta la storia d’Italia dal
dopoguerra fino a Tangentopoli, periodo buio e tetro della nostra Repubblica,
minato da attentati e violenza e soprattutto circondato ancora oggi da un alone
di mistero e di verità mai raccontate.
In questo secondo volume si va
dal fallito Golpe Borghese del 1970 alla bomba alla stazione di Bologna del
1980; un decennio che macchia indelebilmente di sangue e odio la nostra
Repubblica.
Come per Confine di Stato,
attorno ai personaggi di finzione costruiti da Sarasso si sviluppano le vicende
che hanno segnato la storia recentissima del nostro Paese; Piazza della Loggia,
l’Italicus, la P2, il sequestro Moro: in Settanta c’è proprio tutto, lo
scrittore non dimentica niente e nessuno, ma lo fa seguendo alla perfezione la
lezione di Ellroy (soprattutto quello della tetralogia di Los Angeles)
mischiando la realtà con la finzione, portando il lettore in un’Italia inventata,
ricostruita, ma comunque perfettamente verosimile. La ricostruzione di Sarasso
in questo senso è maniacale e in ogni frase restituisce al lettore le
atmosfere, la cultura e il costume dell’epoca miscelando (come era stato per
Confine di Stato) diverse voci narrative, rubando qua e là un po’ al cinema,
alla musica e al fumetto. Il risultato è un grandioso (anche per lunghezza) affresco
pulp dalle venature post-moderne e conferma Sarasso come scrittore capace di
cimentarsi in quella serialità che mancava alla letteratura di genere italiana,
forse troppo dipendente dallo stile di un De Cataldo, e meno aperta a quelle
nuove tendenze che la televisione pare sia stata in grado di intercettare
con produzioni di successo quali le
serie di Romanzo criminale, Gomorra, 1992, The Young Pope e la prossima
Suburra.
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