Il 27 giugno del 1980 l’aereo di
linea Douglas DC-9-15 decollato da Bologna e diretto a Palermo precipita nei
pressi di Ustica. Muoiono 81 persone. Il muro di gomma è il racconto delle
indagini condotte dal giornalista del Corriere della Sera Rocco Ferrante (Corso
Salani) per circa dieci anni e delle resistenze incontrate durante l’inchiesta.
Marco Risi si dimostra regista
capace, sensibile ad argomenti scottanti e delicati come la strage di Ustica.
Il carattere di Rocco e la sua insistenza nella ricerca di chiarezza (che lo
accomunano al Giancarlo Siani interpretato da Libero De Rienzo di Fortapàsc,
sempre di Risi), guidano lo spettatore nel mondo del giornalismo d’inchiesta
più appartenente al cinema hollywoodiano (vedi Tutti gli uomini del Presidente
e il recentissimo Il caso Spotlight), ma lo fanno senza dimenticare il dramma e
il dolore provato dai famigliari delle vittime, succubi di barriere erette in
nome dell’omertà da parte di strutture che dovrebbero facilitare la giustizia
invece che intralciarla.
Il muro di gomma diviene quindi
il simbolo dell’oscura storia recentissima del nostro Paese che ha fatto delle
stragi impunite una sorta di leitmotiv: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, l’Italicus,
la Stazione di Bologna (e fermiamoci qui) non ci sono nel film, ma risaltano
costantemente nello spettatore, testimone impotente di questo scempio.
Il muro di gomma ha la sola
colpa, non sua ovviamente, di essere ancora, nel 2016, una pellicola attualissima,
perché a commettere quella strage nel 1980, ma anche nel 1990 e nel 2016 non è
stato nessuno.
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