Haifa, Israele. Yuval, Churchill,
Ofir e Amichai guardano in tv la finale dei mondiali del 1998. Tutti vicino ai
trent’anni, i quattro sono amici inseparabili fin dai tempi del liceo. Da un’idea
di Amichai, il gruppo di amici decide di scrivere su un pezzo di carta tre
desideri, sogni nel cassetto che vorrebbero realizzare. I quattro promettono poi di ritrovarsi il
giorno della finale dei mondiali del 2002 per vedere cosa si sarà avverato e
cosa no.
L’idea da cui nasce questo La
simmetria dei desideri è piuttosto banale e per nulla originale, molto
sfruttata da cinema, tv e narrativa contemporanea: un gruppo di amici, diversi per
personalità e per aspirazioni si ritrova e decide di rincontrarsi in un futuro
relativamente prossimo per osservare i cambiamenti portati dal tempo.
Assomiglia molto alla cena dei coscritti organizzata ogni lustro. Ma proprio
qui esplode il genio e l’inventiva di Eshkol Nevo.
Yuval, il narratore, ci guida nel
periodo che intercorre fra i due mondiali in cui non abbandoniamo mai i
protagonisti. Non ci sono voli pindarici e salti temporali: è un romanzo che
restituisce il lento scorrere del tempo e sottolinea ogni cambiamento come il frutto
di un processo costante, un fiume che scorre e che accompagna la crescita di
ognuno dei personaggi. È un romanzo imperniato sul valore che si attribuisce
all’amicizia, quella vera e profonda consolidata dagli anni trascorsi insieme.
Sentimento d’amicizia che lascia sullo sfondo le vicende delle città di Haifa e
Tel Aviv (e di tutto lo stato di Israele) dilaniate da un clima di tensione e da
continui e sanguinosi attentati.
Nevo scrive un romanzo intenso,
sincero, fatto di rapporti gratuiti, di relazioni solide e di episodi toccanti
e emozionanti e La simmetria dei desideri nasconde quell’imprevedibilità e
quella sorpresa che rende ogni finale dei mondiali di calcio qualcosa che non
si può dimenticare.
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