Ben Cash (Viggo Mortensen) vive
con i sei figli isolato dal mondo nelle foreste degli Stati Uniti
nord-occidentali. Ben cerca di conferire ai figli un’educazione completamente
slegata dalla società capitalistica americana fatta di connessione con la
natura, abilità fisiche, e sviluppo dell’intelletto e della mente. Il mondo che
ha creato per sé e per i figli, però, crolla quando la moglie, ricoverata in un
ospedale si suicida, costringendo la famiglia ad abbandonare il proprio nido
per lanciarsi nella vita reale in vista del funerale.
Captain Fantastic è un film
meraviglioso, e la potremmo chiudere qui. Semplicemente chiunque vorrebbe fare
film che cerchino di interpretare gli anni che stiamo vivendo dovrebbe partire
da qui.
Il disagio della socializzazione
rubato a un certo cinema indie degli ultimi anni esplode nella figura di Viggo
Mortensen, attore azzeccatissimo per un ruolo che probabilmente gli porterà
diversi premi. Nel film di Matt Ross c’è proprio tutto: la critica al moderno
capitalismo americano, fatto di ricerca spasmodica di beni di consumo come
ricerca del piacere, la critica ai nuovi mezzi di comunicazione che assuefanno
le masse e annullano l’interazione sociale. Fortissima è la critica al sistema
educativo americano e occidentale. Quello che fa Matt Ross è, insomma, mettere
in scena l’American way of life e prenderlo a sassate, scena dopo scena,
dirigendo un film potente, poderoso, addolcito dall’atmosfera poetica da mondo
delle favole e dalla famiglia Cash, che senza intenzione alcuna ci insegna come
bisognerebbe essere genitore e come essere figlio.
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