
Il Contabile, genio autistico
esperto pure nelle arti marziali e nell’uso delle armi, è una specie di
supereroe interpretato egregiamente da Ben Affleck, la cui celeberrima
inespressività per una volta risulta confacente al personaggio. Diretto da
Gavin O’Connor, The Accountant è un
intricato thriller ipercinetico che fonde (e confonde) azione, sparatorie e
combattimenti alla matematica più inaccessibile per un pubblico generalista. È un
film denso, zeppo di movimenti, azioni e dialoghi, una dura prova per il
pubblico, ma anche per il regista che riesce nell’intento di regalare allo
spettatore due ore abbondanti di intrattenimento e adrenalina.
Per carità, siamo nel territorio
dell’action e quello che conta davvero
sono le sparatorie, i morti e le botte: O’Connor si dimostra abile nel limitare
l’uso della computer grafica e soprattutto nel limitare lo show nella sua
accezione più trash; The Accountant
è, da questo punto di vista, un film che si prende seriamente e già nelle prime
sequenze si scrolla di dosso quel velo farsesco provocato da una sceneggiatura
non altezza. Sì perché, lo screenplay
di Bill Dubuque, per quanto ambizioso, dimostra tutti i suoi limiti nell’eccessiva
complessità della trama, ma soprattutto nel tratteggio delle caratteristiche
del Contabile stesso. Il suo autismo, più che perdita del contatto con la
realtà e costruzione di una vita interiore, in The Accountant assomiglia molto a un superpotere che trasforma
Christian Wolff in un eroe, capace di complicatissimi calcoli, ma anche di
utilizzare armi e sgominare bande di criminali. È un difetto piuttosto grosso
che comunque non impedisce allo spettatore di godersi una pellicola che poteva
essere ottima, e che invece si limita a essere accettabile.
Nessun commento:
Posta un commento