È l’Italia tra il 1992 e il 1993.
Il Muro di Berlino è caduto e il mondo non è più diviso in due blocchi. Mentre Il
Psi e la Dc stanno affondando, il Pci vede uno spiraglio per arrivare al
governo. Intanto però Totò Riina è stato catturato, e la mafia ha dichiarato
guerra allo stato. È la prima Repubblica che giunge al capolinea, distrutta
dalla criminalità organizzata, dalle stragi e da Mani Pulite. In questo
contesto apocalittico si muovono il commissario Scialoja, corrotto e
involontario erede del Vecchio di Romanzo
Criminale, Stalin Rossetti, ex comandante di una cellula deviata dei
servizi segreti che stringe rapporti con la mafia, e Ilio Donatoni, industriale
di successo il cui impero è sporcato dalla criminalità organizzata.
L’Italia non era finita con la
morte del Dandi e con l’arresto degli altri componenti della banda della
Magliana. Le vicende raccontate in Romanzo
Criminale sono solo un tassello della torbida storia italiana dal
dopoguerra a oggi; una storia fatta di attentati, di servizi segreti deviati,
di cospirazioni, di losche trattative e ovviamente di sangue.
Nelle mani giuste, scritto da Giancarlo De Cataldo a 5 anni di
distanza da Romanzo Criminale del
quale si dichiara ideale sequel, cerca di far luce su un biennio nerissimo della
nostra storia recente. Lo scrittore ricostruisce la stagione delle stragi,
delle trattative fra Stato e mafia e di Tangentopoli, richiamando in campo
alcuni dei personaggi già presenti in Romanzo
Criminale. Ritroviamo quindi il commissario Scialoja e la sua amante Cinzia
Vallesi, in arte Patrizia. È un noir perfetto Nelle mani giuste: è perfetto per come prende le distanze dal suo
predecessore, rinunciando a quel romanticismo che circondava personaggi come il
Dandi e il Libanese; è perfetto per come architetta una trama complessa e frammentata
in quattro distinti filoni che inesorabilmente si incontrano nel finale. È perfetto,
infine, per come De Cataldo sa mixare personaggi storici realmente esistiti e characters di pura finzione, eventi
veramente accaduti e fatti completamente inventati. De Cataldo rimane in bilico
tra la fantasia, l’intrattenimento e il rigore storico, ricordando in alcuni
passaggi il miglior Ellroy. In Nelle mani giuste nessuno è innocente in un’Italia
nera e marcia. Lo scrittore oltre che attento alla correttezza storica,
sviluppa la sua trama partendo dalla costruzione psicologica dei personaggi.
Sono L’uso della suspense, la figura della femme fatale e dei gendarmi corrotti
i mezzi con cui De Cataldo aderisce pienamente al genere noir, un genere che,
probabilmente proprio per la storia del nostro Paese, si etichetta come puramente
italiano e che trova proprio nello
scrittore tarantino il suo miglior esponente.
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