Il costante sviluppo della
tecnologia ha cambiato, nel corso degli anni e dei decenni il modo di fare
cinema. Il flusso continuo di nuovi effetti speciali ha permesso al cinema di
viaggiare nel tempo e nello spazio, di creare nuovi mostri e soprattutto di
esplorare ciò che comunemente definiamo fantastico.
Non serve certo un colto cinefilo per accorgersi della differenza tra un Metropolis di Fritz Lang (datato 1927) e
un qualsiasi blockbuster della Hollywood di oggi.
Ecco, noi dell’Ignorante però
ormai da diverso tempo abbiamo cominciato a rifiutare questo uso scriteriato
dell’effettistica in un genere a noi tanto caro: l’action. L’action è il
genere che meglio va a braccetto con l’appellativo tutto italiano di
americanata, espressione nata proprio per definire quelle pellicole
(solitamente, ma non per forza statunitensi) che si distinguono per una sorta
di coattezza, di clamorosità in
bilico fra il trash e il kitsch. Per intenderci Vin Diesel che salta dai ponti
con le auto nella saga di Fast &
Furious è coatto; Bruce Willis che distrugge taxi e tir a New York in Die Hard 3 non lo è. Quello che
differenzia i due casi è proprio l’uso degli effetti speciali: un vero abuso
nel primo caso; un utilizzo misurato e corretto nel secondo.
Ed è per questo motivo che questa
settimana abbiamo voluto tracciare una linea di separazione tra l’action vero, bello e godibile e quello
più burino e tamarro. Abbiamo raccolto i sette (mai come in questo caso la
scelta è stata tanto ardua) film d’azione simbolo degli anni Ottanta e Novanta,
decenni d’oro per il genere.
7 – Air Force One (1997). Harrison Ford è il presidente degli Stati
Uniti. Durante un volo viene preso in ostaggio sull’Air Force One da Gary
Oldman. Ford, però, è anche un ex berretto verde (o qualcosa di simile), e non si
lascerà piegare dai terroristi. Siamo qualche spanna sopra i recenti Attacco al potere e White
House Down – Sotto assedio.
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3 – L’ultimo boy scout (1991). Bruce Willis è un investigatore privato
che si trova a indagare su un caso di omicidio all’interno del mondo del
football. Ad aiutarlo c’è l’ex giocatore Damon Wayans. Oltre che essere un omaggio
al noir degli anni Quaranta e Cinquanta, L’ultimo
boy scout è un condensato di auto distrutte, esplosioni e inseguimenti.
Alla regia c’è Tony Scott, non esattamente uno qualunque.


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