Durante la Guerra Fredda, il
governo russo diede vita al progetto Patriot, una squadra speciale composta da
superuomini provenienti dalle diverse repubbliche dell’Unione Sovietica. Alla
fine della guerra, i membri del team hanno dovuto iniziare a vivere in latitanza
nascondendo la propria identità. Quasi trent’anni dopo però, la Russia si trova
di fronte a una grossa minaccia e solo i super eroi del vecchio progetto
Patriot sono in grado si salvare il Paese.
Oggigiorno, il genere cinematografico
che va per la maggiore, sia per numero di film prodotti, sia per risultati al
botteghino è quello dedicato ai supereroi di derivazione fumettistica. I
progetti a lungo termine di Marvel e Dc Comics hanno conquistato le sale di
tutto il mondo, contagiando anche le filmografie e le industrie nazionali. Il
bel Lo chiamavano Jeeg Robot di
Gabriele Mainetti, è un perfetto esempio di adattamento di un genere straniero
al mercato del suo Paese, al suo territorio e alla sua cultura. La Tor Bella
Monaca del film colpisce lo spettatore italiano alla pari (se non di più) dei
sobborghi di New York di Spider-Man. Guardians (il cui titolo originale è il
più esotico Zashchitniki) è un
film di supereroi russo, diretto da Sarik Andreasyan, regista già noto negli
Stati Uniti per aver diretto American Heist nel 2014, film con Adrien
Brody e Hayden Christensen.
Mentre
Jeeg Robot si allontanava dai blockbuster americani con l’intenzione di
conferire una corposa dose di italianità a ciò che mostrava e raccontava,
Guardians cerca in tutti i modi di imitare e ricalcare il cinema della
Marvel. Il pubblico occidentale, che al cinema ha sempre visto la Guerra Fredda
in modo unilaterale (i cattivi sono sempre i russi) con Guardians poteva
scoprire l’altro lato della medaglia. Invece, il film di Andreasyan non prova
nemmeno a stravolgere il passato, a fornire un’altra chiave di lettura, un
altro risvolto. In sostanza, cultura storia russa non vengono toccate, vengono
saltate a piè pari. Il regista punta tutto sugli effetti speciali e sul
rispetto degli stilemi del genere: c’è una prima fase in cui vengono mostrati i
poteri dei vari protagonisti, una fase in cui entra in scena il cattivo, il
combattimento finale. Guardians tecnicamente si dimostra un film
corretto, ma fallisce proprio nella storia che racconta; una vicenda
banalissima che annoia lo spettatore abituato ormai a ben altro. L’errore di
non distaccarsi dai kolossal americani è imperdonabile. Il film finisce per
ricordare, e non poco, un b-movie in stile Asylum, una pellicola adatta
a fanatici del trash e a una triste distribuzione direct-to-video.
Peccato.
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