C’era un tempo felice in cui il
cinema italiano si cimentava con destrezza e ingenuità in imitazioni a costi
ovviamente ridotti dei vari capolavori che l’industria americana propinava a
tutto il mondo. C’era un tempo in cui agenti segreti, vampiri, supereroi,
soldati e zombie sguazzavano sui set di Cinecittà, la nostra Hollywood sul
Tevere.
C’era un tempo, prima che le tv
private si portassero via tutto, in cui l’Italia sfornava film horror di
pregevole fattura, che riuscivano a distaccarsi per inventiva dagli originali
americani. Noi dell’Ignorante vogliamo, un po’ nostalgicamente, tornare a
quella magica stagione di cinema riscoprendo quelli che per noi rimangono i
sette gioielli più preziosi del cinema di paura del nostro Paese.
7 – I corpi presentano tracce di violenza carnale (1973) di Sergio
Martino. Titolone! Conosciuto all’estero anche come Torso, il film di Sergio Martino è un ottimo esempio di giallo italiano, in cui detective story, ma soprattutto orrore
ed erotismo si fondono in un mix di sadismo e violenza. Per gli esperti è un must, per tutti gli altri è da
riscoprire.
6 – I tre volti della paura (1963) di Mario Bava. Mario Bava è un po’
il padre simbolico dell’horror italiano e con I tre volti della paura Bava costruisce un film a episodi chiamando
in causa addirittura il celebre Boris Karloff. I tre volti della paura è un finissimo esempio di horror gotico
italiano, apprezzatissimo anche all’estero, soprattutto da Tarantino.
5 – Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci. Fulci è
sicuramente noto in tutto il mondo per le sue pellicole iper splatter tra gli
anni Settanta e Ottanta, capolavori come Zombi
2 e Paura nella città dei morti
viventi. Noi dell’Ignorante, però, preferiamo ricordarlo con questo morboso
giallo ambientato in un paesino
retrogrado del sud Italia. Non si sevizia
un paperino è veramente un film inquietante e disturbante in certe sue
scene. C’è proprio tutto: repressione religiosa, sessualità, pedofilia, e
ovviamente violenza e sadismo.
4 – Cannibal Ferox (1981) di
Umberto Lenzi. Il cannibal movie è un
filone del cinema horror prettamente italiano. Senza dilungarci in inutili
approfondimenti, vi citiamo le due scene cult: l’evirazione e lo
scoperchiamento della calotta cranica di John Morghen, alias Giovanni Lombardo
Radice, e la morte di Zora Kerowa appesa per le mammelle e infilzata con degli
uncini. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
3 – Reazione a catena (1971) di Mario Bava. Assieme a Sei donne per l’assassino, probabilmente
è il film che più di tutti ha contribuito alla nascita e allo sviluppo dello slasher movie hollywoodiano. La saga di Venerdì 13 e quella di Halloween nascono soprattutto dalla
violenza di Reazione a catena. Il
film di Bava è la messa in scena e l’esasperazione della cattiveria dell’uomo,
palesata con un body count
invidiabile.
2 – Sei donne per l’assassino (1964) di Mario Bava. È il film che segna
un prima e un dopo nel cinema di genere italiano. L’assassino dal volto coperto
e vestito di pelle nera, capace di delitti efferatissimi nasce proprio qui. In Sei donne per l’assassino ogni omicidio
diventa una performance d’autore sempre diversa per modalità. Da ricordare
l’omicidio per ustione di Mary Arden, e
quello di Claude Dantes nella vasca da bagno. Stiamo parlando di un
capolavoro.
1 – Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato. “Cosa cazzo ho appena visto?” potrebbe essere un’ottima recensione
per questo film che veramente lascia senza parole. Si è detto proprio di tutto
su Cannibal Holocaust; noi, un po’
banalmente, vi segnaliamo il tema principale scritto da Riz Ortolani e la
celeberrima scena dell’impalamento dell’indigena. Un capolavoro unico per il
modo con cui riesce a mostrare la violenza umana. Pazzesco, film così non ne
fanno più.