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domenica 2 luglio 2017

Libro - I venerdì da Enrico's di Don Carpenter



Grazie a un racconto venduto a Playboy, Dick Dubonet, aspirante scrittore, ha guadagnato 3000 dollari. Nei salotti della Portland di inizio anni Sessanta al suo fianco c’è sempre la splendida Linda, innamorata più del suo successo che di lui. La scena letteraria della città dell’Oregon è animata però anche da altri aspiranti scrittori: c’è Stan Winger, giovane scapestrato con la passione per i racconti pulp e per i furti e c’è Charlie Monel che, reduce dalla guerra in Corea, vorrebbe scrivere un romanzo bellico migliore de Il nudo e il morto di Norman Mailer e de La sottile linea rossa di James Jones. Charlie, che di Stan è l’insegnante di scrittura creativa, vive con la moglie Jaime che ha raggiunto un inatteso successo editoriale con un romanzo scritto in segreto e ispirato dalle sue memorie familiari. Le vite di questi uomini, perennemente alla ricerca di una vera autorealizzazione si intrecciano per vent’anni tra Portland, San Francisco e Hollywood, luogo capace di regalare gloria e distruggere sogni.
I venerdì da Enrico’s è un romanzo che Don Carpenter, morto suicida, ha lasciato incompiuto nel 1995. Ci ha pensato Jonathan Lethem a scovarlo nella sua casa di Mill Valley in California, a completarlo e a pubblicarlo nel 2014. È un romanzo che parla di scrittori; scrittori che inseguono la gloria, il successo, il denaro. Traspare molta frustrazione dalle pagine di I venerdì da Enrico’s. La frustrazione che prova Charlie, perennemente al lavoro sul Great American Novel, il grande romanzo americano, nel momento in cui è la moglie a sfondare sul mercato. La frustrazione di Dick nel non riuscire a replicare il suo successo (seppur minimo). C’è insomma un conflitto fra lo scrittore, perso all’interno della propria arte ma incapace di trovare una vera e propria legittimazione, e l’uomo, alle prese con i problemi di tutti i giorni come il pagare l’affitto, l’accudire una figlia. E se per alcuni la soluzione migliore è ripiegare a Hollywood adattando il proprio talento per la scrittura su commissione di sceneggiature e copioni, per altri il modo più adatto per andare avanti è il barcamenarsi in locali fumosi di cui Enrico’s ne è il simbolo, accompagnandosi con alcol scadente e sigarette ritoccate alla marijuana, mantenendo viva un’ambizione destinata a rimanere chimera.

sabato 24 giugno 2017

Libro - Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia



L’11 settembre del 1973, il telegiornale Rai trasmette le immagini in bianco e nero del golpe cileno. Per un gruppo di ragazzi che vive in un paese alla periferia di Napoli, è un fulmine a ciel sereno. Come si fa a restare impassibili di fronte a quelle immagini? In quella stagione caldissima, fatta di bombe nelle piazze, di scioperi e lotte sindacali, Alberto Malinconico, Angelo Malecore e i loro amici sviluppano una coscienza politica e una forte voglia di rivoluzione. È però un fuoco che si spegne presto, che si scontra con una realtà difficile, minacciata dalla criminalità organizzata, ma anche dai primi amori, dalle tensioni familiari, dalle vacanze vissute all'avventura e termina con il fallimento degli stessi ideali da cui aveva preso le mosse. E se qualcuno è riuscito a tagliare i ponti con il passato, costruendosi una vita normale fatta di lavoro e famiglia, altri invece pur vent’anni dopo devono ancora fare i conti con il passato di militanza politica.
Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia è un libro grandioso. Grandioso per le dimensioni, e per i contenuti. Lo scrittore di Ottaviano costruisce un romanzo di formazione intrecciando l’esistenza di alcuni ragazzi con la cronaca italiana degli anni Settanta. Non manca nulla: le stragi, l’assassinio di Aldo Moro, i morti nelle piazze, i movimenti operai, il femminismo, ma anche il cinema e la musica. Arpaia racconta con precisione clinica una intera generazione costruita attorno a solidi e limpidi ideali e fortemente basata su una collettività oggi sconosciuta. La voglia di rivoluzione di un gruppo di giovani napoletani alle prese con il sottosviluppo del meridione si trasforma presto in coinvolgimento, in militanza, e per alcuni in lotta armata. E quella purezza di ideali si contamina presto con il sangue, con gli scontri in piazza, con le rapine e con la clandestinità.  È in questo passaggio che molti si sono perduti: l’idealismo di quel tempo barbaramente sostituito dal sangue sulle strade, dalle bombe di Stato, dai morti nelle piazze. Arpaia racconta la nascita, lo sviluppo e il fallimento del “movimento”,  sparito, sconfitto da un ripiegamento nella vita privata, un disinteresse per la comunità e che lasciato nella memoria delle persone solo i nomi dei morti e il sangue di piazza Fontana, di piazza della Loggia, dell’Italicus, della Stazione di Bologna.
Ma tutto questo perché?   

domenica 4 giugno 2017

Libro - Zuckerman scatenato di Philip Roth



Nathan Zuckerman è uno scrittore che ha appena pubblicato un libro, Carnovsky, che ha riscosso un enorme successo negli Stati Uniti tanto da fargli fruttare un milione di dollari. La vita di Zuckerman però è sconvolta dalla gente che lo ferma per strada, che gli scrive e che lo minaccia al telefono. Dai passanti che gli chiedono pareri, consigli e dai giornali scandalistici in cerca di scoop succulenti. Non manca neppure il confronto con la famiglia, tanto diversa e normale. E mentre cerca di mostrarsi persona integerrima e responsabile, sempre più persone cominciano a scambiarlo per il protagonista del suo romanzo, un uomo che fa i conti con la propria vita sessuale.
Zuckerman scatenato è stato scritto da Philip Roth nel 1981. È il secondo romanzo in cui appare Nathan Zuckerman, alter ego (ma forse no) dello scrittore. Philip Roth ambienta il suo racconto nel 1969, in un’America scossa dal Vietnam, dagli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy. È in questo clima di incertezza che esplode la paranoia di una popolazione che ha bisogno di avvinghiarsi a qualcosa, a qualcuno. È un Paese che ingolla quiz televisivi in sequenza e che si perde in una fanatismo perverso.
Zuckerman scatenato racconta le difficoltà che incontra uno scrittore nel dover sempre scindere la finzione dall’autobiografia, una difficoltà che Roth stesso ha incontrato con l’uscita di Lamento di Portnoy, romanzo ritenuto scandaloso dall’opinione pubblica e considerato una sorta di racconto autobiografico di Roth.
Nella sua satira sociale, però, Roth non si limita a un semplice didascalismo. In un intreccio fra presente e passato, fra infanzia e età adulta di Zuckerman, fra Newark e New York (e sì, forse, fra realtà e finzione) Roth si lascia andare a discorsi di critica letteraria, non rinuncia a commentare la condizione degli ebrei in America negli anni Cinquanta e soprattutto mette a nudo il suo rapporto con i genitori e con il fratello.
Zuckerman scatenato è un romanzo breve, ma decisamente impegnativo. Philip Roth, le cui frasi sono pennellate di eleganza sopraffina, rimane scrittore inarrivabile, probabilmente impossibile da capire fino in fondo a noi comuni mortali.

giovedì 25 maggio 2017

Libro - Indian Creek di Pete Fromm



Pete è uno studente di biologia della fauna selvatica. Tramite il programma dell’Idaho Fish & Game, Pete ottiene un posto come guardiano di due milioni e mezzo di uova di salmone nel selvaggio Selway-Bitterroot, tra l’Idaho e il Montana. Il lavoro però non è così semplice: per sette mesi Pete dovrà stare da solo sulle Montagne Rocciose, in una tenda a sessanta chilometri dalla prima strada e a quasi cento dalle prime case.
In Indian Creek Pete Fromm ha raccontato con immensa sincerità il suo lungo inverno sulle Montagne Rocciose, alla fine degli anni Settanta. Pete, all’epoca poco più che ventenne è la personificazione di quella forma di incompletezza che prende i giovani di tutto il mondo e che gli spinge verso cambiamenti radicali. Indian Creek, è soprattutto questo: un diario scritto in prima persona che racconta il processo di formazione e di trasformazione dello scrittore protagonista. Non siamo di fronte a un romanzo per gli amanti dell’escursionismo e dell’avventura estrema; o meglio non solo.
Indian Creek racconta dell’importanza delle scelte che l’età che avanza porta l’individuo a fare, narra l’evoluzione interiore e spirituale dell’essere umano. Pete Fromm, in ogni parola, si approccia al racconto con l’innocente umiltà propria del fanciullo. Non insegna al lettore come ci si comporta al freddo rigido o di fronte a un animale selvatico. Indian Creek non è un manuale per giovani marmotte o un lungo e lento filosofeggiare che cerca di spiegare come gira il mondo. Fromm libera fin da subito una purissima forma di incoscienza e inesperienza che permettono l’immediata immedesimazione del lettore. Centinaia di saggi e reportage hanno raccontato le più eroiche e coraggiose imprese dell’uomo, ma in pochi l’hanno fatto con la morbidezza di Fromm, capace di meravigliarsi di fronte alle novità e alle difficoltà poste dalla natura, ma anche in grado di rimboccarsi le maniche fino a trovare armonia e pace nella solitudine. È proprio la solitudine, quella componente che permette di cogliere il genio e la scelleratezza dell’uomo, sfaccettature di una società (occidentale) che, per una forma di limite mai superato o disinteresse, non è riuscita a corrompere quella natura che Fromm ha conosciuto nello sperduto Montana  e che ha portato fino a noi.

lunedì 15 maggio 2017

Libro - I misteri di Pittsburgh di Michael Chabon



Art Bechstein è un neo-laureato in economia, figlio perbene di un gangster ebreo di Pittsburgh. Al termine degli studi, Art trascorre l’estate che lo separa dall’ingresso nel mondo degli adulti insieme a un gruppo di amici: Arthur Lecomte, gay dichiarato, Phlox Lombardi, una punk stramba e romantica, e Cleveland Arning, teppista con manie autodistruttive, incazzato e alcolizzato. Tra feste e scorribande, Art andrà alla scoperta della propria sessualità nel delicato passaggio tra adolescenza e età adulta.
I misteri di Pittsburgh è il romanzo d’esordio del premio Pulitzer Michael Chabon, scritto tra il 1985 e 1987 e pubblicato nel 1988. Il libro, best seller negli Stati Uniti anticipa quella che sarà una costante nei romanzi di Chabon: l’omosessualità. Lo scrittore di Washington (che però ha vissuto in larga parte a Pittsburgh), scrive un romanzo di formazione in piena regola in cui il tema principe è la scoperta della sessualità da parte del protagonista. È bene ricordare che I misteri di Pittsburgh è un romanzo degli anni Ottanta, decennio in cui i gay dovevano lottare quotidianamente contro il pregiudizio negativo dovuto in larga parte all’epidemia di AIDS. Siamo dunque in presenza di un romanzo che oggi potrebbe risultare sciatto o anonimo per i temi che tratta, ma che invece possiede uno spessore non indifferente: a metà degli anni Ottanta, Chabon ha affrontato il tema dell’omosessualità e lo ha fatto a suo modo; con quella morbidezza e quel calore che gli permettono di raccontare e di dare forma a qualsiasi cosa. Chabon è un prestigiatore delle parole, un funambolo alla costante ricerca dell’aggettivo ad effetto, della metafora perfetta.
I misteri di Pittsburgh, che nel tempo si è ritagliato un posticino all’interno di quel genere chiamato “letteratura gay”, è però anche tanto altro: un coming of age in cui lo scrittore riesce, attraverso le vicende del suo protagonista, a raccontare le incertezze e i timori classici di quell’età tanto delicata. Narra in maniera più sussurrata l’importanza delle scelte che si fanno intorno ai vent’anni e della facilità di smarrimento. In questo senso i quattro personaggi possono essere intesi come quattro lati di una stessa persona che, sul punto di fare il suo ingresso nel mondo dei grandi, sta finendo di plasmarsi in maniera non del tutto reversibile.