giovedì 25 maggio 2017

Libro - Indian Creek di Pete Fromm



Pete è uno studente di biologia della fauna selvatica. Tramite il programma dell’Idaho Fish & Game, Pete ottiene un posto come guardiano di due milioni e mezzo di uova di salmone nel selvaggio Selway-Bitterroot, tra l’Idaho e il Montana. Il lavoro però non è così semplice: per sette mesi Pete dovrà stare da solo sulle Montagne Rocciose, in una tenda a sessanta chilometri dalla prima strada e a quasi cento dalle prime case.
In Indian Creek Pete Fromm ha raccontato con immensa sincerità il suo lungo inverno sulle Montagne Rocciose, alla fine degli anni Settanta. Pete, all’epoca poco più che ventenne è la personificazione di quella forma di incompletezza che prende i giovani di tutto il mondo e che gli spinge verso cambiamenti radicali. Indian Creek, è soprattutto questo: un diario scritto in prima persona che racconta il processo di formazione e di trasformazione dello scrittore protagonista. Non siamo di fronte a un romanzo per gli amanti dell’escursionismo e dell’avventura estrema; o meglio non solo.
Indian Creek racconta dell’importanza delle scelte che l’età che avanza porta l’individuo a fare, narra l’evoluzione interiore e spirituale dell’essere umano. Pete Fromm, in ogni parola, si approccia al racconto con l’innocente umiltà propria del fanciullo. Non insegna al lettore come ci si comporta al freddo rigido o di fronte a un animale selvatico. Indian Creek non è un manuale per giovani marmotte o un lungo e lento filosofeggiare che cerca di spiegare come gira il mondo. Fromm libera fin da subito una purissima forma di incoscienza e inesperienza che permettono l’immediata immedesimazione del lettore. Centinaia di saggi e reportage hanno raccontato le più eroiche e coraggiose imprese dell’uomo, ma in pochi l’hanno fatto con la morbidezza di Fromm, capace di meravigliarsi di fronte alle novità e alle difficoltà poste dalla natura, ma anche in grado di rimboccarsi le maniche fino a trovare armonia e pace nella solitudine. È proprio la solitudine, quella componente che permette di cogliere il genio e la scelleratezza dell’uomo, sfaccettature di una società (occidentale) che, per una forma di limite mai superato o disinteresse, non è riuscita a corrompere quella natura che Fromm ha conosciuto nello sperduto Montana  e che ha portato fino a noi.

Nessun commento:

Posta un commento