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domenica 4 giugno 2017

Libro - Zuckerman scatenato di Philip Roth



Nathan Zuckerman è uno scrittore che ha appena pubblicato un libro, Carnovsky, che ha riscosso un enorme successo negli Stati Uniti tanto da fargli fruttare un milione di dollari. La vita di Zuckerman però è sconvolta dalla gente che lo ferma per strada, che gli scrive e che lo minaccia al telefono. Dai passanti che gli chiedono pareri, consigli e dai giornali scandalistici in cerca di scoop succulenti. Non manca neppure il confronto con la famiglia, tanto diversa e normale. E mentre cerca di mostrarsi persona integerrima e responsabile, sempre più persone cominciano a scambiarlo per il protagonista del suo romanzo, un uomo che fa i conti con la propria vita sessuale.
Zuckerman scatenato è stato scritto da Philip Roth nel 1981. È il secondo romanzo in cui appare Nathan Zuckerman, alter ego (ma forse no) dello scrittore. Philip Roth ambienta il suo racconto nel 1969, in un’America scossa dal Vietnam, dagli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy. È in questo clima di incertezza che esplode la paranoia di una popolazione che ha bisogno di avvinghiarsi a qualcosa, a qualcuno. È un Paese che ingolla quiz televisivi in sequenza e che si perde in una fanatismo perverso.
Zuckerman scatenato racconta le difficoltà che incontra uno scrittore nel dover sempre scindere la finzione dall’autobiografia, una difficoltà che Roth stesso ha incontrato con l’uscita di Lamento di Portnoy, romanzo ritenuto scandaloso dall’opinione pubblica e considerato una sorta di racconto autobiografico di Roth.
Nella sua satira sociale, però, Roth non si limita a un semplice didascalismo. In un intreccio fra presente e passato, fra infanzia e età adulta di Zuckerman, fra Newark e New York (e sì, forse, fra realtà e finzione) Roth si lascia andare a discorsi di critica letteraria, non rinuncia a commentare la condizione degli ebrei in America negli anni Cinquanta e soprattutto mette a nudo il suo rapporto con i genitori e con il fratello.
Zuckerman scatenato è un romanzo breve, ma decisamente impegnativo. Philip Roth, le cui frasi sono pennellate di eleganza sopraffina, rimane scrittore inarrivabile, probabilmente impossibile da capire fino in fondo a noi comuni mortali.

mercoledì 8 marzo 2017

Libro - Il complotto contro l'America di Philip Roth



Stati Uniti. Alle elezioni presidenziali del 1940 Franklin Delano Roosevelt, candidato per la terza volta consecutiva deve fronteggiare il repubblicano Lindbergh, eroe della trasvolata sull’Atlantico del 1927, fervido antisemita e filonazista. A sorpresa è proprio quest’ultimo a vincere. Da questo momento gli Stati Uniti, non ancora intervenuti nel conflitto bellico che sta distruggendo l’Europa, forniscono il proprio appoggio alla Germania nazista di Hitler. L’incubo dell’antisemitismo e la paranoia che travolgono il Paese è raccontato attraverso una famiglia ebrea di Newark, la famiglia Roth.
Il complotto contro l’America appartiene pienamente al genere ucronico, quel genere fantastico basato sulla premessa che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Philip Roth, però, al contrario di Robert Harris in Fatherland e Philp K. Dick in La svastica sul sole, si allontana dalla fantapolitica vera e propria, e utilizza l’espediente storico solamente come input per raccontare la quotidianità, radicalmente stravolta, delle persone che animano il romanzo. Il complotto contro l’America è un piano dall’inclinazione quasi impercettibile, in cui il popolo ebreo americano scivola lentamente nello stupore per un evento inaspettato ed eccezionale, nel raccapriccio e sdegno,  nella paura di essere in qualche modo toccato, nella paranoia collettiva, e poi nella violenza. Roth riesce a cogliere ogni sfumatura dell’agire umano, condizionato inesorabilmente dagli eventi che lo tartassano. Con l’ascesa di Lindbergh, traballano i principi di egualitarismo e di democrazia del Paese, le certezze di una nazione che si dimostrano eccessivamente vulnerabili.
Il romanzo, uscito nel 2004, vuole essere una velenosa allegoria di ciò che gli Stati Uniti sono diventati dopo l’11 settembre sotto la presidenza Bush. Un Paese in preda alla paranoia, alla paura del complotto, alla xenofobia. Una situazione che, paradossalmente, si è ricreata con l’elezione di Donald Trump: la politica antisemita perseguita da Lindbergh nel romanzo è perfettamente simmetrica alle dichiarazioni di Trump contro il popolo musulmano e sull’ipotesi, che sta assumendo sempre più concretezza, di costruire un muro al confine con il Messico.
Come il Presidente Lindbergh, ma sfacciatamente più xenofobo, anche Trump si dimostra una clamorosa eccezione sullo scacchiere politico nazionale e non, che si riflette nella vita quotidiana del cittadino. Il complotto contro l’America, dimostrandosi un romanzo paurosamente attuale, è un’immensa metafora che ha l’obiettivo di riflettere sulla potenza che sono gli Stati Uniti a livello globale, il Paese delle opportunità e dei sogni, condizionato però dalla fragilità del suo sistema democratico, oggi come non mai, a rischio di derive eccessivamente autoritarie.