iO è nata nel 1985 nel Lower East
Side di Manhattan, luogo di sbandati e tossici, di reietti della società. È figlia
di una bizzarra donna, ballerina e attrice, poetessa e showgirl. Una donna dall’animo
intrinsecamente punk, che nella sua alter natività dona tutto il suo amore alla
figlia.
A sei anni la bambina iO, d’accordo
con i genitori decide di far credere a tutti di essere un maschio. Fino a 14
anni, quando la pubertà smaschera tutto. iO decide quindi di scappare in
Europa, prima in Germania e poi in Inghilterra dove scopre il sesso e l’attrazione
sessuale.
iO oggi ha 31 anni compiuti, ha
fatto ritorno negli Stati Uniti dove oggi è un artista, attore (sì, al
maschile) e attivista. Darling Days è la sua autobiografia tradotta in italiano
per Il Saggiatore da Sarah Victoria Barberis.
Ma chi è effettivamente iO? iO si
definisce un essere umano ibrido, ma questo poco importa. Darling Days non è e
non vuole nemmeno essere un trattato di presunta scienza o attualità sulle
teorie del gender e l’identità di genere. iO non ha scritto le sue memorie con
l’obiettivo di assurgersi a paladino della comunità gay. Proprio no.
Qui siamo in presenza di un
essere umano. Una persona meravigliosamente sensibile con se stessa, capace di
ascoltarsi, di capirsi e soprattutto di cambiare e ribellarsi, senza alcun
timore verso le etichette e le categorie. Una persona in grado di ricevere
amore, ma soprattutto capace di amare e di prendersi cura dei genitori, anime
perdute in balia della droga, cancro di quel Lower East Side precedente al
repulisti del sindaco Giuliani, in cui fra la Bowery e Alphabet City si
diffondeva la cultura punk. È una tribù di sbandati perennemente controcorrente
quella con cui ha a che fare iO; una tempesta che la fa vacillare ma che non la
spazza. Darling Days è un libro sulla sopravvivenza, sulle battaglie, anche
interiori, di una persona che lotta volenterosamente per ritagliarsi il proprio
spazio nel mondo. Un inno alla speranza per quelli che hanno paura di non
farcela e un invito, per chi ce l’ha fatta, a non distruggere gli altri con le
proprie aspettative.
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