martedì 14 febbraio 2017

Film - Barriere (2016) di Denzel Washington



Troy Maxson (Denzel Washington), netturbino della Pittsburgh degli anni Cinquanta, lotta ogni giorno contro l’ingiustizia sociale e la discriminazione razziale per riuscire a portare a casa il denaro necessario per mantenere la famiglia. Ma Troy Maxson lotta anche contro i suoi cari: contro il figlio maggiore Lyons (Russell Hornsby), aspirante musicista jazz, genere odiato dal padre amante del blues; contro il minore Cory (Jovan Adepo), amante del football a cui Troy preferisce il baseball. E contro la moglie Rose (Viola Davis), donna umile e fedele, tradita da Troy con l’amante Alberta che gli darà una bambina.
Viola Davis e Denzel Washington, regista oltre che protagonista della pellicola, tornano a impersonare Troy e Rose dopo essersi aggiudicati un Tony Award per le migliori interpretazioni maschili e femminili nel 2010.
Denzel Washington, raccogliendo lo screenplay del 1983 di August Wilson, realizza un film prettamente teatrale, basato sul dialogo. Una pellicola complessa e stratificata in cui le barriere del titolo assumono molteplici significati. Siamo nell’America degli anni Cinquanta, in una nazione in cui la discriminazione razziale è fortissima. Troy Maxson, ha sacrificato la sua carriera nel mondo del baseball a causa dell’esclusione dei neri dai campionati professionistici, e ormai troppo anziano per giocare, sfoga la sua rabbia e soffoca sul nascere i sogni di gloria del figlio. Troy è l’incarnazione dell’orgoglio; un orgoglio viscerale e incondizionato che rende Troy un uomo temibile all’interno della famiglia, irraggiungibile e distante. Troy non è un modello per nessuno. È solo una figura che condiziona ogni attimo di vita della famiglia non per la sua saggezza, ma solo per la sua presenza, un’ombra costante che incute un sentimento di sottomissione.
Le barriere sono soprattutto quelle che dividono il padre e marito Troy dalla moglie e i figli, rappresentate metaforicamente dallo steccato che senza un vero motivo Troy costruisce attorno alla sua umile dimora. La casa segna lo spazio d’azione della vicenda; uno spazio teatrale e limitato che rappresenta il dentro e il fuori della vita di Troy, il giusto e lo sbagliato. Due facce che lo stesso Troy però non riesce a tenere nettamente distinte, sciogliendosi in un incoerenza che smaschera l’uomo, rivelando una persona più attenta a essere un padrone che tiene imbrigliati i membri della famiglia, piuttosto che una persona capace di dare amore, consigli e una spalla su cui appoggiarsi.

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