Non ci sono i soldi. Inizia più o meno così Works di Vitaliano Trevisan. Inizia con un ragazzino di quindici
anni che, una sera a cena, chiede al padre una bicicletta nuova. Ma appunto non
ci sono i soldi. È l’ingresso del giovane nel mondo del lavoro.
Works
è un racconto fluido, è la vita dello scrittore narrata attraverso le sue
tante, tantissime esperienze professionali. Dalla metà degli anni Settanta, all’inizio
degli anni zero (al 2002, precisamente) Trevisan racconta la sua vita
professionale, raccontando in questo modo quella di tutti e l’intero mondo del
lavoro in Italia, in territorio veneto in particolare. Un lavoro fatto di contratti
inesistenti, di posizioni precarie, stipendi miseri, di favoritismi e
clientelismi. Di rischi e pericoli, ma anche di razzismo e di odio. Works è sia un racconto personalissimo, sia
il resoconto degli ultimi quarant’anni del nostro Paese. Un Paese condizionato dai
movimenti politici e dal fallimento degli ideali negli anni Settanta, dall’esplosione
e dalla diffusione dell’eroina, sostituita negli anni Ottanta dalla cocaina. Un
Paese selvaggio per il suo modo di non applicare i codici, le leggi, le
normative. In tutto questo Trevisan non è persona innocente; non è vittima di
un sistema su cui la nostra Costituzione sarebbe fondata. Con estrema sincerità
lo scrittore non si estrae dalla melma discolpandosi cercando motivazioni al
suo agire. Ammette candidamente le sue
malefatte, confessa spaccio e consumo di marijuana prima e cocaina poi. Accetta
impieghi in nero, giornate da 12 ore di lavoro, si muove in ambienti senza
alcuna misura di sicurezza. Sfiora la morte, fugge in Germania per un
massacrante lavoro stagionale che non dà giorni di pausa. Insomma, Trevisan che
oggi scrive e fa molto altro e ha una pagina su Wikipedia, in fondo è uno di
noi, uno che ha conosciuto il lercio che c’è, ne ha fatto parte e lo racconta
nel modo che gli è più consono. Scrivendo.
Il lavoro raccontato dallo
scrittore veneto non è più strumento di realizzazione personale come sostenuto
dalla nostra Costituzione. Per Trevisan, che in circa 25 anni è stato geometra,
magazziniere, lattoniere, gelataio e portiere notturno, il lavoro è solo ed
esclusivamente un modo per vivere, per tirare avanti economicamente e
psicologicamente. È una meccanismo infernale che schiavizza le persone
riducendole appunto a operai, dipendenti, sudditi, in un micidiale rapporto di potere,
condizionato da spintarelle, favoritismi, da amicizie e conoscenze.