È il 2 agosto 1980. Dopo un
luglio piovoso in tutta Italia è arrivato il caldo e la famiglia Di Giacomo
vede finalmente le ferie. Ultimati i preparativi prima della partenza per il
mare, Matilde, la donna di casa, dà un saluto alla vicina di casa e amica
Marta, moglie del signor Bianchi, donna incinta e già madre di diverse figlie
fra cui Gianna, studentessa di lettere a Bologna. È proprio in università
Gianna, quando quella mattina le lezioni vengono sospese perché “qualcosa è
successo alla stazione”. C’è stata un’esplosione alla stazione di Bologna e tra
le colonne di fumo spunta il corpo di Marina, ragazza da poco assunta all’ufficio
contabilità che da quel giorno dovrà convivere con il ruolo della fortuita
sopravvissuta. Sono tanti i morti sotto le macerie. La notizia giunge per radio
anche ai Di Giacomo, che proprio in quell’istante rimangono coinvolti in un
incidente stradale nei pressi di Latina che sconvolgerà le loro vite.
Nell’intrecciarsi e nell’incrociarsi
nell’arco di una sola giornata, le vite di Marta, Marina, Gianna e Matilde si
scontrano e si incontrano con la storia collettiva italiana sconvolta dall’esplosione
di una bomba alla stazione di Bologna, la strage più violenta del dopoguerra
italiano. La storia si svolge nell’arco di un’intera giornata ed è raccontata
in un libro che si legge in un giorno solo, narrata attraverso le piccole vite
di umili lavoratori, di madri di famiglia, di ragazzi e studenti. È un romanzo
fatto su due livelli: da un lato la Storia (con la S maiuscola) italiana, la
cronaca dei telegiornali, il conteggio delle vittime, le ipotesi che daranno
poi vita alle indagini qui volutamente non trattate. Dall’altro la storia di
tutti noi cittadini che abbiamo visto, chi da lontano e chi da vicino, chi in
maniera feroce e chi più leggera, la propria esistenza stravolta, sconvolta e
condizionata. Marina Gamberini, unico personaggio non di finzione che la
scrittrice ha cercato fortemente e convinta a raccontarsi, è l’unica
sopravvissuta del suo ufficio; una fortuna trasformatasi in un senso di colpa
pesante come un macigno impossibile da rimuovere del tutto ancora oggi. Attraverso
la vicenda di Marina, la Ammirati racconta ciò che possiamo trovare su libri e giornali
dell’epoca: la stazione sventrata, gli autobus che si trasformano in ambulanze,
l’odore di morte, la polvere che si mischia al sangue, il disorientamento, lo
sgomento.
Attraverso, invece, le vicende
della famiglia Di Giacomo e la famiglia Bianchi, capiamo invece come la strage
di una nazione intera, sia stato solo (ma si può mai dire “solo” per un evento
così? Il piccolo anello di una catena che ha condizionato le vite di tanti che
a Bologna non c’erano. L’incidente stradale in cui troverà la morte Augusto,
marito di Matilde, esattamente alle 10:25 come lo scoppio della bomba, vuole
essere proprio la dimostrazione di come ogni giorno la vita di tanti è
sconvolta da tragici eventi collegati, forse, da un perpetuo effetto farfalla.
Ci sono migliaia di romanzi che
inventano e sviluppano una trama all’interno di scenari storici ben noti
giocando sui due livelli. Alcuni sono splendidi esempi di come il passato non
deve essere dimenticato, altri sono invece libri che sfruttano la storia per
abbracciare porzioni corpose di pubblico. Bene, per la delicatezza, per l’equilibrio
che la scrittrice è riuscita a mantenere per tutto il racconto e per dare
spunti di riflessione su una vicenda su cui ormai sappiamo tutto (mancano solo
i colpevoli, in pratica), Due Mogli
sicuramente non appartiene a questi ultimi.
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