Accostarsi a Norman Mailer non è
mai semplice. C’è sempre il timore di non essere all’altezza di uno dei più
grandi scrittori americani del Novecento. Uno che ha contribuito alla nascita
del New Journalism, quello stile anticonvenzionale fatto di cronaca e
impressioni personali molto in voga a partire dagli anni Sessanta.
Con Il fantasma di Harlot. Il romanzo della CIA, terzultima opera di
fiction dello scrittore morto nel 2007, Mailer ricostruisce, l’epopea dell’agenzia
di spionaggio più famosa al mondo: la CIA. Attraverso l’esistenza dell’agente
Harry Hubbard, istruito fin da ragazzo, appena dopo la fine della Seconda
Guerra mondiale, dal mitologico Hugh Tremont Montague, detto Harlot, Mailer
ripercorre la storia dell’agenzia a partire dagli anni Cinquanta, con la Guerra
Fredda e con il rapporto col nemico da sconfiggere, il KGB.
Nelle oltre 1000 pagine che
costituiscono il romanzo, lo scrittore ricostruisce minuziosamente con la sua
solita precisione e eleganza la cronologia degli eventi che hanno scandito la
vita più o meno segreta dell’agenzia di Langley e degli Stati Uniti. Ci sono
dunque le prime operazioni nella Berlino divisa dal filo spinato (il muro
arriverà qualche anno più tardi); ci sono le missioni nel centro e nel sud
America per evitare derive comuniste. E c’è soprattutto l’odio verso Fidel
Castro e il coinvolgimento della mafia italo-americana nel tentativo di
eliminarlo, con l’operazione fallita alla Baia dei Porci e l’escalation di
eventi che porterà all’assassinio del presidente Kennedy.
C’è, insomma, tutta la storia
recentissima americana, fatta di bugie, doppi giochi e inganni e soprattutto
fatta di un’imperante paranoia che porta il lettore all’interno di una spirale in
cui è impossibile distinguere il bene e il male, il giusto e lo sbagliato.
Mailer dà la sensazione di voler
realizzare a tutti i costi un romanzo monumentale, una vera e propria bibbia
per gli amanti del genere spionistico. E nonostante alcune parti risultino leggermente
stucchevoli, il racconto scardina le imposizioni del genere, comunque di
intrattenimento, e riesce ad abbracciare un pubblico più ampio, spingendo il
lettore a interrogarsi sulla bontà dell’operato del suo amato Paese. Un romanzo
forse al giorno d’oggi datato (fuori catalogo ormai da anni), ma che comunque
spinge alla riflessione.