Joe Coughlin (Ben Affleck) è un
piccolo criminale figlio del capo della polizia di Boston durante gli anni del
proibizionismo. Inseritosi nella lotta fra italiani e irlandesi, Joe si
innamora di Emma (Sienna Miller), la donna del boss, segnando la sua condanna a
morte. Il padre, però, lo salva arrestandolo.
Scontata la pena, Joe, per conto
del boss Pescatore (Remo Girone) si trasferisce a Tampa per il contrabbando di
alcolici. A Tampa si scontrerà con il Ku Klux Klan, con il fanatismo religioso,
con un nuovo amore e con il suo passato.
Ben Affleck, protagonista,
regista e sceneggiatore di La legge della
notte, adatta per lo schermo il romanzo omonimo di Dennis Lehane, scrittore
già portato al cinema da Scorsese con Shutter
Island e da Affleck stesso con Gone
Baby Gone. In La legge della notte
Affleck si misura con il gangster movie
classico, strizzando l’occhio qua e là a maestri come Leone e Scorsese, non
rinunciando però a sfumature da melodramma, vere stonature della pellicola. Se
per molte sequenze e per molti stilemi La
legge della notte si mantiene sui binari del noir classico condito da un hard boiled vagamente pulp, il film ha
il difetto di voler cercare a tutti i costi la love story fra il suo protagonista, il solito inespressivo Affleck,
di gran lunga meglio dietro la macchina da presa che davanti, e la bella
Graciela interpretata da Zoe Saldana. La
legge della notte si dimostra quindi essere un buon film che però arriva
fuori tempo massimo, in un periodo di magra per il genere, non si dimostra ai
livelli dei capolavori della categoria (The
Departed – Il bene e il male di Scorsese, tanto per citarne uno fra i più
recenti) e soprattutto non aggiunge nulla di nuovo a un genere a cui ormai è
sempre difficile approcciarsi.
È un peccato perché la ricostruzione
storica è impeccabile, il cast è un’azzeccato insieme di stelle, la fotografia
e i costumi sono curatissimi: quello che manca probabilmente è proprio il Ben
Affleck protagonista, non perfettamente calato nel ruolo del gangster, antieroe
tormentato dai fantasmi interiori e incatenato alla sua incapacità di
trasmettere sentimento, di permettere allo spettatore l’identificazione con il
personaggio. Ben Affleck non è ritenuto alla pari di un Leonardo DiCaprio o di
un Sean Penn, attori che il pubblico automaticamente richiama per un immediato
paragone: Affleck non ha una filmografia corposa e di valore e alla fine lo
spettaore finisce con l’accostarlo a Batman. E forse proprio per questo il film
nelle sale americane è andato malissimo, causando perdite per 75 milioni di dollari,
infangando la figura del povero Affleck. Che Comunque rimane, nonostante tutto
un ottimo regista.