Visualizzazione post con etichetta Spike Lee. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Spike Lee. Mostra tutti i post

mercoledì 2 novembre 2016

Film - Mo' Better Blues (1990) di Spike Lee



Brooklyn, fine anni Ottanta. Bleek (Denzel Washington) è trombettista e leader di una jazz band composta da Shadow Henderson (Wesley Snipes), Bottom Hammer (Bill Nunn), Rhythm Jones (Jeff Watts) e Left Hand Lacey (Giancarlo Esposito). È arrogante e talentuoso, ha un ingaggio fisso al Beneath the Underdog, è gestito da Giant (Spike Lee), suo manager e amico; quando non suona, divide il suo tempo fra le esercitazioni e soprattutto fra le sue due amanti: Indigo (Joie Lee) e Clarke (Cynda Williams).
Fine. Sostanzialmente il film finisce qui. 129 minuti in cui la rivalità con il suo sassofonista e i rapporti turbolenti con le sue donne vengono solo trattati in superficie; la voglia di guadagni più lauti, di un salto di qualità per la sua carriera e le lotte con i proprietari del locale sono solo accennate.
Soprattutto manca la musica, manca il jazz. O meglio, la musica c’è, ma è ridotta a cornice e sottofondo costante (e fastidioso), quasi fossimo immersi in un eterno clippino, sintonizzati su un canale tematico di MTV. Mancano le atmosfere fumose dei locali di Brooklyn e Harlem, mancano John Coltrane, Charlie Parker e Miles Davis (No, un paio di citazioni a fine film sono troppo poco) e soprattutto manca il jazz puro in tutta la sua anima black.
E mancano i personaggi. Denzel Washington, protagonista del film, è un personaggio senza alcun spessore psicologico, Wesley Snipes (dovrebbe essere l’antagonista?) dimostra di essere più adatto alla caccia di vampiri, mentre Spike Lee cerca con la sua non-recitazione di aggiungere un tocco di “humor” (se così si può chiamare) peggiorando in questo modo l’intera zuppa.
Qualche spunto c’è, il film potrebbe prendere decine di strade diverse, ma finisce per non prenderne nessuna, e quando sembra che una svolta ci sia, è troppo tardi, e il finale risulta arrabattato, compresso e simile a una scatoletta di carne, che può andar bene per un picnic primaverile, mai che mai  ti aspetteresti quando ti siedi al tavolo del ristorante di chef Spike Lee.