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sabato 13 maggio 2017

Film - London Town (2016) di Derrick Borte



Il quindicenne Shay vive a Wanstead, periferia nord-orientale di Londra. Nonostante la sua giovane età, Shay è costretto a occuparsi del padre (costretto al doppio lavoro di commesso in un negozio di pianoforti e tassista notturno), della sorella minore, della casa, dei debiti e dell’assenza della madre. È proprio quest’ultima che, da una comune di Londra, gli spedisce una musicassetta con incisa Clash City Rockers. Siamo infatti nel 1978, l’Inghilterra è in mano alla Thatcher e per le radio e i locali impazza il punk. Sarà proprio la scoperta di questo stile che avvicinerà Shay alla capitale inglese, all’età adulta… e a Joe Strummer.
London Town, film britannico del 2016 di Derrick Borte, non vuole essere né un biopic sulla vita del cantante dei Clash, Joe Strummer, né tantomeno il ripercorrere le tappe che hanno portato il punk a essere il principale movimento sociale di quegli anni.
London Town è piuttosto un classico film di formazione, un coming of age in cui il protagonista attraversa un viaggio fisico e interiore, costretto dalla più che anomala famiglia a una crescita rapida. In questo senso il film di Borte si dimostra abbastanza in linea con le aspettative e con gli stilemi del filone, centrando anche un finale che strappa un sorriso. Quello che però si percepisce, purtroppo, è una forte superficialità; una grossolanità che si nota soprattutto nella ricostruzione storica più che approssimativa. Il regista Borte, assieme allo sceneggiatore Matt Brown, guidati da una sorta di dovere di cronaca, confeziona un film cercando a tutti i costi di riportare tutti gli eventi storici di quel periodo. È sicuramente un intento positivo che però si sfalda dopo pochi minuti quando, sullo sfondo, si nota un furgone bianco sicuramente non appartenente a quegli anni. Ecco, a London Town manca una forma di coerenza e di compattezza. Al contrario di Sing Street o This is England (due esempi di pellicole ambientate all’incirca in quegli anni) il film si dimostra didascalico e nozionistico: mostra gli scioperi al governo britannico, i tafferugli fra punk, poliziotti e skinhead, le comunità giamaicane di Brixton. Tutto è presente nel film, ma tutto in forma farsesca, caricaturale, eccessivamente stereotipata, come il Joe Strummer interpretato da Jonathan Rhys-Meyers, un Gabibbo imbellettato  con la chitarra sempre pronta in spalla.