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venerdì 14 aprile 2017

Film - Remember (2015) di Atom Egoyan



Zev Guttmann (Christopher Plummer) è un anziano ebreo affetto da demenza senile che trascorre le sue giornate in una clinica privata in compagnia di Max (Martin Landau), amico fedele con cui ha condiviso la terribile esperienza dei campi di concentramento. Max, costretto sulla sedia rotelle, convince Zev di vendicare loro e le loro famiglie trucidate a Auschwitz rintracciando il loro assassino, da tempo nascosto negli Stati Uniti sotto falso nome. Nonostante la malattia, Zev parte in un viaggio fra America e Canada che lo porterà davanti al suo aguzzino, ma anche a una sconvolgente verità.
Atom Egoyan è un regista che da tempo sforna pellicole che si collocano sulle orbite più esterne dell’industria mainstream, ma capaci di incatenarsi fra loro per l’insistenza con cui certi temi vengono proposti. I concetti cari al regista, quasi sempre sceneggiatore dei suoi film, sono quelli della conservazione della memoria, della ricerca delle radici familiari, e dell’importanza dell’identità all’interno di un collettivo.
Con Remember, Egoyan si conferma vero autore capace negli anni di confermarsi coerente con se stesso portando avanti un ben definito discorso filmico. Remember è un film denso, pieno zeppo di significati e tematiche. C’è davvero un po’ di tutto: c’è l’Olocausto, trattato da lontano, al giorno d’oggi; c’è la dignità dell’uomo anziano, che vede scomparire lentamente la salute fisica e mentale; e c’è poi soprattutto il puzzle game costruito dal regista, un gioco di incastri nolaniani che ingannano e divertono lo spettatore. C’è un raffinato discorso sulla memoria e la sua alterazione come adattamento richiesto dalla coscienza per lavare via un passato putrido, da dimenticare. Remember è un film storico che si muove come un road movie e termina come un thriller psicologico. Una grande prova registica e, ancor di più, attoriale con un immenso Christopher Plummer, capace con il suo volto segnato e gli occhi gonfi, di vestire i panni di un uomo dal terribile passato e da un presente intermittente, con una mente ormai in balia del tempo che inesorabilmente corre e scappa.