2004. Billy Lynn (Joe Alwyn) è un
componente della Squadra Bravo, divenuta celebre in tutta America dopo la
diffusione di un video di una loro pericolosa missione in Iraq. Rientrato
assieme ai compagni per una tournée celebrativa, Billy è costretto a
presenziare a un concerto delle Destiny’s Child durante l’intervallo di una
partita di football a Dallas. Billy, ancora traumatizzato dagli orrori della
guerra, dovrà affrontare le luci della ribalta, indeciso se tornare in Iraq o
ascoltare la sorella Kathryn (Kristen Stewart), risoluta a trattenerlo negli
Stati Uniti.
C’è un acronimo che può
tranquillamente riassumere il contenuto di questo film. DPTS: disturbo
post-traumatico da stress. Billy Lynn –
Un giorno da eroe tratta infatti la sofferenza dell’uomo conseguente alla
violenza e al trauma della guerra. È un fenomeno molto diffuso fra i veterani
americani. Il film di Ang Lee mette l’accento, oltre che sull’incapacità del
soldato di riadattarsi alla vita reale (evidente nell’incapacità di distinguere
il rumore di uno sparo da quello di un fuoco d’artificio), anche sulla distanza
incolmabile che si crea tra chi la guerra l’ha vista da vicino, vissuta in
prima persona, e chi invece l’ha osservata in tv e letta sui giornali.
Non c’è un’eccessiva critica alla
società americana; gli intenti satirici di Billy
Lynn si limitano ai personaggi senza scrupoli, ma troppo macchiettistici di
Chris Tucker e Steve Martin. C’è piuttosto un discorso tecnico portato avanti
da Ang Lee dedicato a un pubblico più colto. Il film infatti è stato realizzato
con una tecnologia tutta nuova in 3D, a 4K e 120 fotogrammi al secondo (quando
il cinema normale è fermo ai 24 fotogrammi al secondo). Il regista ha voluto
esagerare anche nella luminosità dello schermo in ogni inquadratura,
utilizzando a ripetizione il primo piano sugli attori, i cui occhi guardano
spesso volutamente in camera. Difficile dire se sia stata una scelta vincente:
le atmosfere di festa dello stadio di Dallas fanno a pugni con il morale dei
commilitoni e lasciano lo spettatore in una situazione di disorientamento, di
ambigua allucinazione che pone una distanza incolmabile con ciò che si muove
sullo schermo. Forse la stessa distanza che separa i militari dai civili.
Nessun commento:
Posta un commento