Le adolescenti Violet (Alexi
Bledel) e Daisy (Saoirse Ronan) sono killer professioniste. La vita delle
giovani donne cambia quando viene assegnato loro un bersaglio all’apparenza
facile da eliminare, il signor Michael (James Gandolfini). La missione,
infatti, si rivelerà ricca di
complicazioni.
Violet & Daisy è l’opera prima di Geoffrey Fletcher,
sceneggiatore e produttore della pellicola, oltre che regista. Risulta difficile
collocare Violet & Daisy in una
tassonomia di generi cinematografici. Ci troviamo al confine fra la commedia,
il film d’azione e il crime movie;
insomma siamo di fronte a un film che s’ispira a Tarantino (quello di Jackie Brown, tanto per capirci), non
disdegna il Guy Ritchie degli esordi (Lock
& Stock e The Snatch), e per
rigore formale e sofisticatezza ricorda a tratti i fratelli Coen.
In questo voler a tutti i costi
imitare, omaggiare e ricordare i suoi predecessori, Violet & Daisy si dichiara in maniera piuttosto evidente come un
ambizioso tentativo del regista Fletcher. Un tentativo che però riesce
solamente in parte: se da un punto di vista tecnico e formale il film è ottimo
e risulta godibile e originale, il plot si dimostra al di sotto delle
aspettative e non riesce mai a scaldare lo spettatore. Manca un intreccio vero
e proprio che riesca a fare da collante ai dialoghi grotteschi e surreali
scritti dal regista. Fletcher prova a mettere tanta carne al fuoco, a partire
dalla fotografia e dai costumi quasi fumettosi. È assente però un reale
spessore psicologico dei personaggi e un giusto finale, che risulta inconcludente
e che lascia lo spettatore con diversi interrogativi.
Violet & Daisy, che in Italia non ha mai trovato distribuzione,
si colloca sicuramente in maniera involontaria, in quella selva oscura
costituita dai wannabees, quelle
pellicole che aspirano a essere qualcosa di più grande di quello che sono. La
pellicola di Fletcher infatti assomiglia a troppi prodotti già visti e non
riesce mai a raggiungere una vera e propria indipendenza. Siamo di fronte,
insomma, a un altro film che non regge il confronto con i maestri (il sommo Tarantino
citato prima) e che si accartoccia su se stesso scivolando velocemente nel
dimenticatoio.