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venerdì 28 aprile 2017

Film - Violet & Daisy (2011) di Geoffrey Fletcher



Le adolescenti Violet (Alexi Bledel) e Daisy (Saoirse Ronan) sono killer professioniste. La vita delle giovani donne cambia quando viene assegnato loro un bersaglio all’apparenza facile da eliminare, il signor Michael (James Gandolfini). La missione, infatti,  si rivelerà ricca di complicazioni.
Violet & Daisy è l’opera prima di Geoffrey Fletcher, sceneggiatore e produttore della pellicola, oltre che regista. Risulta difficile collocare Violet & Daisy in una tassonomia di generi cinematografici. Ci troviamo al confine fra la commedia, il film d’azione e il crime movie; insomma siamo di fronte a un film che s’ispira a Tarantino (quello di Jackie Brown, tanto per capirci), non disdegna il Guy Ritchie degli esordi (Lock & Stock e The Snatch), e per rigore formale e sofisticatezza ricorda a tratti i fratelli Coen.
In questo voler a tutti i costi imitare, omaggiare e ricordare i suoi predecessori, Violet & Daisy si dichiara in maniera piuttosto evidente come un ambizioso tentativo del regista Fletcher. Un tentativo che però riesce solamente in parte: se da un punto di vista tecnico e formale il film è ottimo e risulta godibile e originale, il plot si dimostra al di sotto delle aspettative e non riesce mai a scaldare lo spettatore. Manca un intreccio vero e proprio che riesca a fare da collante ai dialoghi grotteschi e surreali scritti dal regista. Fletcher prova a mettere tanta carne al fuoco, a partire dalla fotografia e dai costumi quasi fumettosi. È assente però un reale spessore psicologico dei personaggi e un giusto finale, che risulta inconcludente e che lascia lo spettatore con diversi interrogativi.
Violet & Daisy, che in Italia non ha mai trovato distribuzione, si colloca sicuramente in maniera involontaria, in quella selva oscura costituita dai wannabees, quelle pellicole che aspirano a essere qualcosa di più grande di quello che sono. La pellicola di Fletcher infatti assomiglia a troppi prodotti già visti e non riesce mai a raggiungere una vera e propria indipendenza. Siamo di fronte, insomma, a un altro film che non regge il confronto con i maestri (il sommo Tarantino citato prima) e che si accartoccia su se stesso scivolando velocemente nel dimenticatoio.