Più delle tv e delle majors
hollywoodiane, ad intercettare il vento che soffia e che muove l’attualità americana e non, e a
battere il ferro caldo è Netflix, piattaforma che continua a dimostrarsi fucina
di esperimenti e creazioni dagli standard sempre più alti.
Barry, distribuito worldwide il
16 dicembre, avrebbe potuto e voluto essere un fulgido esempio della politica
produttiva del colosso di Los Gatos.
Barry sembrerebbe essere il
saluto d’addio all’ormai ex Presidente Obama; una forma di biopic ibrido che
riprende una frazione minuscola della vita dell’uomo.
Siamo a New York. È il 1981, l’anno
più violento nella storia della Grande Mela, quello ricostruito da J.C. Chandor
nel 2014 in 1981: Indagine a New York. In una fumosa città che trasuda odio e
violenza, razzismo e povertà, si muove il ventenne Barry- Barack (Devon
Terrell), studente iscritto alla Columbia University. È in questo ambiente che
il ragazzo si scontrerà con temi d’importanza sociale, si misurerà con l’amore
e affronterà un complicato rapporto con
i genitori.
Vikram Gandhi e Adam Mansbach,
rispettivamente regista e sceneggiatore del film, riducono la vita di un uomo
che sarà Presidente degli Stati Uniti d’America a un’accozzaglia di scenette completamente slegate fra loro
cercando di trasformare in film di formazione la vita del giovane Barry.
L’intento che il film si pone è
quello di cercare nel passato di Obama una spiegazione alle politiche adottate
poi nei suoi otto anni di Presidenza. Ma è un intento che non viene
assolutamente rispettato, schiacciato dal personaggio di Barry stesso, completamente
sfasato rispetto al tempo, al luogo e alle persone in cui è inserito. Il
giovane Obama sembra l’unico idealista del suo tempo. L’unico incline al
ragionamento filosofico e sensibile alle tematiche sociali che il film cerca di
proporre: razzismo, povertà, uguaglianza vengono propinati allo spettatore in
maniera talmente stereotipata da risultare invisibili e impalpabili.
Poteva essere uno dei primi casi
in assoluto in cui il cinema americano congedasse degnamente e pressoché live
un suo Presidente e invece Barry finisce per assomigliare a uno di quegli
instant books che si trovano in edicola, da comprare insieme a qualche rivista
dalla tiratura in calo. Peccato.