Nel 2012 ad Aurora, in Colorado,
il ventiquattrenne James Holmes uccide 12 persone e ne ferisce 58 durante la
proiezione del film Il cavaliere Oscuro –
Il ritorno. Dark Night, film del
2017 di Tim Sutton è la ricostruzione di quella tragica giornata attraverso lo
sguardo di alcune vittime e del carnefice.
Dark Night,
che nella pronuncia inglese è molto simile a Dark Knight (titolo originale de Il Cavaliere Oscuro) si inserisce a pieno titolo all’interno di
quella categoria che prende il nome di shooting
drama di cui Elephant di Gus Van Sant
è sicuramente il maggior rappresentante. Dark
Night è un film disturba, non lascia indifferenti: nonostante un epilogo
scontato e già noto allo spettatore, attraverso un continuo intrecciarsi di
storie e un virtuosismo registico in pieno stile indie, Sutton ricostruisce la triste vicenda scegliendo un taglio
documentaristico e limitando il più possibile i dialoghi, pressochè sostituiti da
continui primissimi piani e da una ipnotica colonna sonora fatta dalla chitarra
e dalla voce di Maica Armata.
Dark Night
è la rappresentazione di un’America deviata, in cui anche le vittime
rappresentano le paranoie e i difetti di una società sempre più fuori
controllo. Oltre al carnefice, tra i personaggi raffigurati da Sutton, ci sono
una ragazza ossessionata dal fitness e dalla bellezza, un militare che prova a
riadattarsi alla vita civile, un ragazzo fissato con in videogiochi. Vittime e
assassino sono figli della stessa società, della stessa follia. L’omicida è uno
solo, e fin dai primi minuti è chiara a tutti la sua identità. Eppure la
sensazione è che chiunque, in Dark Night,
potrebbe essere in grado di compiere terribili gesti.
Dark Night
è una corsa all’inferno, un viaggio senza speranza verso la morte, in cui il
regista non nasconde tutte le contraddizioni dell’american dream. C’è
sicuramente una feroce critica alla diffusione incontrollata delle armi, ma
anche una più sottile contestazione alla società occidentale colpevole di
produrre automi in serie ossessionati dall’esteriorità, dal benessere, dal
consumismo.
Dark Night
è un film breve, dura poco più di 80 minuti, ma è una pellicola che colpisce
nel segno: è disturbante per la precisione chirurgica di certe inquadrature e
certi primi piani, angosciante per il modo con cui raggiunge e (poi in qualche
modo evita) il triste epilogo finale. Siamo in presenza di un film che turba e
che fa pensare, cosa rarissima nel cinema di oggi.