L’esaurimento delle risorse
energetiche ha portato l’umanità a un passo dall’estinzione. In questo scenario
apocalittico, un sopravvissuto vive isolato in un bosco, coltivando un piccolo
orticello che difende dai predoni . Un giorno però la vita del survivalist è sconvolta dall’arrivo di
due donne, madre e figlia, stremate dalla fame e dalla stanchezza. L’uomo dovrà
scegliere se aiutare le due donne stravolgendo il suo ferreo regolamento.
The Survivalist è l’opera prima del nord irlandese Stephen
Fingleton, interessante re-invenzione del genere post-apocalittico che riduce
gli scenari distopici di metropoli distrutte e deserte, e popolazioni decimate
a una semplice infografica iniziale e a un bosco in cui si sviluppa l’intera
vicenda. L’impalcatura minimalista del film, novità all’interno di un filone
che fatica a rinnovarsi, ha però il difetto di contagiare anche la
sceneggiatura, non all’altezza delle idee, ottime, del regista. I dialoghi sono
ridotti all’osso e anche l’azione, in diversi momenti della pellicola è
piuttosto claudicante.
Lo stupore per l’impostazione
iniziale che indirizza il film svanisce presto e alla fine a prevalere è una
certa noia. L’apocalisse e il destino della società, associati alla superiorità
della natura, sono temi soltanto sussurrati e sostituiti dalla lotta quotidiana
alla sopravvivenza, un crudo realismo fatto di silenzi, fatica e poco altro. C’è
una messa in scena della regressione più totale dell’essere umano a bestia,
animale feroce pronto a uccidere pur di sopravvivere.
The Survivalist vince come esperimento: il regista riesce a
portare a termine un film fantascientifico post-apocalittico senza l’uso di
alcun effetto speciale e con un budget minimo. Impresa questa non da poco. Mancano
però i giusti guizzi in una sceneggiatura troppo piatta, le giuste impennate
che incollano lo spettatore alla poltrona. Risulta alla fine difficile
giudicare positivamente una pellicola così rigorosa, scarna e minimalista; un
film che purtroppo non riesce a raggiungere una piena sufficienza.