Christian Wolff (Ben Affleck) è
un genio della matematica e dei numeri a cui da bambino hanno diagnosticato la
sindrome di Asperger. Grazie alle sue doti, Christian, tiene la contabilità di
alcune organizzazioni criminali e viene assoldato dalla Living Robotics su
richiesta di una contabile che ha trovato dei buchi nei bilanci della società.
Sulle sue tracce di Christian però c’è il Dipartimento del Tesoro, che lo
conosce come “il Contabile”.
Il Contabile, genio autistico
esperto pure nelle arti marziali e nell’uso delle armi, è una specie di
supereroe interpretato egregiamente da Ben Affleck, la cui celeberrima
inespressività per una volta risulta confacente al personaggio. Diretto da
Gavin O’Connor, The Accountant è un
intricato thriller ipercinetico che fonde (e confonde) azione, sparatorie e
combattimenti alla matematica più inaccessibile per un pubblico generalista. È un
film denso, zeppo di movimenti, azioni e dialoghi, una dura prova per il
pubblico, ma anche per il regista che riesce nell’intento di regalare allo
spettatore due ore abbondanti di intrattenimento e adrenalina.
Per carità, siamo nel territorio
dell’action e quello che conta davvero
sono le sparatorie, i morti e le botte: O’Connor si dimostra abile nel limitare
l’uso della computer grafica e soprattutto nel limitare lo show nella sua
accezione più trash; The Accountant
è, da questo punto di vista, un film che si prende seriamente e già nelle prime
sequenze si scrolla di dosso quel velo farsesco provocato da una sceneggiatura
non altezza. Sì perché, lo screenplay
di Bill Dubuque, per quanto ambizioso, dimostra tutti i suoi limiti nell’eccessiva
complessità della trama, ma soprattutto nel tratteggio delle caratteristiche
del Contabile stesso. Il suo autismo, più che perdita del contatto con la
realtà e costruzione di una vita interiore, in The Accountant assomiglia molto a un superpotere che trasforma
Christian Wolff in un eroe, capace di complicatissimi calcoli, ma anche di
utilizzare armi e sgominare bande di criminali. È un difetto piuttosto grosso
che comunque non impedisce allo spettatore di godersi una pellicola che poteva
essere ottima, e che invece si limita a essere accettabile.