Nella Dublino del 1985 il giovane
Conor (Ferdia Walsh-Peelo), nella speranza di conquistare l’aspirante modella
Raphina (Lucy Boynton), decide di creare un gruppo musicale e utilizzare
Raphina nei videoclip della band. L’approccio selvaggio alla musica, la
contemporanea separazione dei genitori, l’amicizia con gli altri musicisti e il
legame con il fratello maggiore Brendan
(Jack Raynor) porteranno Conor a prendere decisioni da adulto.
John Carney si conferma, dopo
Once (2007) e Tutto può cambiare (2013), unico regista nel panorama mondiale di
oggi capace di esaltare la composizione di un pezzo musicale all’interno di un
film, dote questa che permette a Carney di acquisire l’etichetta e lo status di
autore ben definito.
Sing Street è ovviamente un film nostalgico,
stracolmo di citazioni per quella musica che ha stregato milioni (se non
miliardi) di fan. Ci sono proprio tutti: Duran Duran, Bowie, Joy Division, Clash, Sex Pistols, Spandau Ballet, Cure e poi Top of the Pops, il
Glam e Ritorno al Futuro. Non manca nulla in questo calderone di cultura pop in
cui trova spazio quell’Irlanda e quella Dublino in piena crisi economica
descritta con amore e passione da Roddy Doyle e Joseph O’Connor, tanto per fare
due nomi.
Sing Street è, inoltre, il
racconto della crescita di un ragazzo e la sua ricerca di una propria identità,
il rapporto tra due fratelli, i primi amori e le prime esperienze che rendono
matura una persona. Un film energico e visionario, poetico e malinconico, l’incastro
perfetto tra musica e cinema.