Henry Smart nasce nella Dublino
di inizio Novecento. Scappato di casa assieme al fratello Victor, Henry
vagabonda tra i quartieri più poveri e malfamati di Dublino e vive in prima
persona la storia irlandese: dalla Rivolta di Pasqua del 1916, ai sindacalisti
del Sinn Féin, fino alla guerra di indipendenza del 1920-21, Hnery avrà il modo
di incontrare personaggi come James Connolly e Michael Collins.
Una stella di nome Henry è il primo capitolo di una trilogia che lo
scrittore irlandese Roddy Doyle ha dedicato alla storia del suo Paese. Come
Joseph O’Connor e Colum McCann, anche Doyle dimostra di possedere quell’attaccamento
alla patria tipico degli scrittori irlandesi. In Italia, ad esempio, al giorno
d’oggi non esistono scrittori popolari attaccati alla nostra storia e alla
nostra bandiera. E probabilmente per questo motivo Una stella di nome Henry non è un romanzo facile, tutt’altro. Ora,
non è questo il luogo per lezioni di storia contemporanea. Diciamo solo che è consigliabile,
prima della lettura di Una stella di nome
Henry, una ripassata wikipediana
sulla storia irlandese per riprendere (o per approcciare per la prima volta) i
fatti narrati da Doyle e evitare quindi di perdersi il senso del romanzo. La
struttura è classica e molto usata: il racconto della vita di un personaggio di
fantasia all’interno di un contesto storico ben definito è l’espediente
utilizzato alla perfezione dallo scrittore irlandese.
Rimane il dubbio sul senso di
pubblicare un libro come questo in Italia. Probabilmente l’obiettivo era quello
di sfruttare il nome dello scrittore, amato da adulti e bambini. In ogni caso pubblicare
un libro di questo tipo nel nostro paese è stato rischioso. Rischioso perché il
lettore è chiamato a un compito impegnativo: è costretto a prepararsi sull’argomento
se vuole evitare quel naturale spaesamento che si incontra in letture di questo
tipo.
Ma quindi Una stella di nome Henry è un buon libro? Nì. È difficile per uno scrittore confermarsi ad alti livelli in
eterno. Soprattutto è difficile sfornare capolavori in sequenza come stava
facendo Roddy Doyle. La trilogia di Barrytown
(diventata da poco una tetralogia) è un qualcosa di magico, di raro. Una stella di nome Henry invece è un
libro sufficiente che però non scalda mai il cuore. Ed è un peccato perché Roddy
Doyle è uno di quei pochi che è in grado di farlo.