Periferia di Roma. Ferro e Cate
hanno diciotto anni. Dovrebbero essere preoccupati per l’imminente esame di
maturità, ma lei è incinta. L’inattesa gravidanza porta scompiglio nelle loro
vite e in quella delle loro famiglie. I genitori di Ferro sono divisi: lui
vorrebbe trasferirsi in Toscana, lei preferirebbe stare vicino al figlio per
fare la nonna. Il padre di Cate invece non è assolutamente pronto per fare il
nonno (e nemmeno il padre). I nove mesi di gravidanza porteranno rapidamente
alla maturità (non solo scolastica) i giovani ragazzi.
Ancor prima di uscire nelle sale Piuma era già stato bollato come
prodotto sbagliato; un’inconcludente commediola italiana dal tema trito e
ritrito. L’annuncio della partecipazione del film diretto da Roan Johnson al
Festival di Venezia aveva fatto storcere il naso ai distinti borghesi che a
Venezia trovano sempre salottini pronti ad accoglierli. Non può esserci, si
diceva, una commedia leggera (per di più italiana) in concorso al Festival.
Ecco, Piuma non è la banalissima commedia da film tv: Roan Johnson, regista
e sceneggiatore, tratta in maniera leggera, ma assolutamente non
superficialmente il tema della genitorialità. È uno stile piuttosto nuovo
quello di Johnson. Il regista riesce a fondere uno stile con venature indie che a tratti ricorda Noah Baumbach
e richiama vagamente il primo Wes Anderson, con la commedia italiana, fatta di
coatti di periferia, di italiano vernacolare, di gag.
In 98 minuti, Piuma riesce a rappresentare tutte le sfaccettature
che l’impegnativa tematica richiede, senza però copiare i predecessori (Juno su tutti): c’è il rapporto
genitori-figli, c’è il tema del lavoro e della crisi; ci sono gli interrogativi
sul futuro, i dubbi d’amore, l’incertezza delle amicizie. Piuma tocca tutto con la leggerezza suggerita dal nome e con una
sensibilità rara per il nostro cinema. Ci troviamo di fronte a un film
esportabile almeno in Europa; un raro caso in cui una nostra commedia non si
limita ai confini di stato (Canton Ticino escluso), ma volge il proprio
sguardo, con onesta ambizione, all’estero.