Detroit, 1978. I due ladruncoli
Ordell e Louis (Mose Def e Louis Gara) tentano il colpo della vita rapendo
Mickey Dawson (Jennifer Aniston) con l’intenzione di chiedere un cospicuo
riscatto al ricco e benestante marito Frank (Tim Robbins). Quest’ultimo però è
in vacanza con l’amante Melanie (Isla Fisher) e non ha nessuna intenzione di
cedere alle minacce dei criminali. Informata dai suoi stessi rapitori, Mickey
si accorderà con loro per vendicarsi del marito.
Life of Crime è un film che sa molto di fratelli Coen,
ambientato in una precisa dimensione temporale e ricoperto di una patina
vintage. Siamo all’interno di una crime
comedy tratta dal romanzo Scambio a
sopresa di Elmore Leonard, scrittore amatissimo da Tarantino. E Life of Crime, effettivamente ci prova
ad avvicinarsi all’universo filmico del regista di Knoxville: in una vicenda in
cui si muovono personaggi strampalati, il regista Daniel Schechter, carneade
qualunque della Hollywood di oggi, cerca in tutti i modi di regalare al
pubblico una serie di dialoghi instant
cult e dal sapore vagamente pulp. Ma fallisce clamorosamente mancando il
bersaglio: il pulp à la Tarantino è solitamente inteso come quel genere
popolare contraddistinto da una ricerca esasperata del sensazionale (o comunque
dell’eccessivo); Life of Crime,
invece, si perde in un copione che sembra scritto appositamente per Adam
Sandler e in una risoluzione della vicenda che esclude ogni possibile ricerca
di climax. Life of Crime è un film
altamente disturbante per la sua banalità. Poteva essere un mucchio di belle
cose e invece si limita ad assomigliare alla brutta, bruttissima, copia di Jackie Brown di Tarantino. Quel Jackie Brown in cui compaiono due ladri
interpretati da Samuel L. Jackson e Robert De Niro. Sono sempre loro, Ordell e
Louis, utilizzati da Elmore Leonard anche nel romanzo Punch al rum, base per il film di Tarantino.
Ecco, la materia prima da cui
Tarantino e Schechter partivano era più o meno la stessa. Capite quanto conta
la mano del regista?