Sono gli anni Novanta e in Gran
Bretagna impazza il britpop. Dietro le quinte di questo fenomeno musicale si
muovono manager, produttori, talent scout e opportunisti alla ricerca sfrenata
del talento da trasformare in denaro. Tra questi c’è anche Steven Stelfox
(Nicholas Hoult), scopritore di stelline, uomo dall’ego smisurato pari solo al
suo intuito per il successo. È un decennio infuocato per le case discografiche
e a vincere è chi arriva primo. E così quando Steven sta per essere spodestato
dal suo amico, ma anche rivale, Waters (James Corden), non esita a sporcarsi le
mani di sangue, piombando ovviamente in un mare di guai.
Prima ancora di essere un film, Kill Your Friends è un romanzo del 2008
di John Niven, tradotto in sette lingue (ma non in italiano) e diventato un
caso editoriale in Gran Bretagna, dove è stato paragonato a Trainspotting. Effettivamente la penna
di Niven è simile a quella di Irvine Welsh, sboccata e maledettamente cruda. A volte ritorno e Maschio bianco etero sono intrisi di quello stesso nichilismo e
quella stessa amoralità presenti in Porno
e in Il lercio (tanto per fare due
esempi) di Welsh.
Insomma, la base di partenza era
sicuramente buona, ma il film Kill Your
Friends, diretto da Owen Harris, mestierante del mondo televisivo, non
raggiunge la sufficienza. Il film di Harris assomiglia a molte cose, forse
troppe, e l’unico risultato che ottiene è quello di palesarsi come inferiore ai
suoi simili. Per tutta la durata del film si ha la sensazione di essere
all’interno di 24 Hour Party People,
mentre il personaggio interpretato da Nicholas Hoult rimane a metà tra il
Patrick Bateman di American Psycho e
l’Hank Moody di Californication. Siamo nella più totale assenza di originalità
in un film che nei dialoghi, scritti dallo stesso Niven, ricalca quella vena
pulp di tarantiniana matrice e scimmiotta situazioni dell’intoccabile Trainspotting (nell’elencazione delle
droghe, ad esempio) e del meno noto Human
Traffic.
È una trama confusa, che si
accartoccia presto su se stessa: in un libro può essere messa facilmente in secondo piano da tante
altre cose, ma sullo schermo deve rimanere la cosa più importante. Si salva
solo la colonna sonora in questo film mai distribuito in Italia, ma d’altronde
ci voleva poco: avete presente quanta musica è uscita in Gran Bretagna negli
anni Novanta?