Per ogni tifoso o appassionato di
sport americano (sia questo il basket, il baseball, il football o l’hockey) che
si rispetti, c’è una data particolare da evidenziare sul calendario, un giorno di
vitale importanza per le sorti della propria squadra del cuore. È il giorno del
draft.
Il draft è il sistema adottato
dalle leghe per la selezione dei giocatori senza contratto. È il sistema con
cui le varie franchigie si danno battaglia per accaparrarsi i più promettenti
talenti provenienti dal mondo del college che sbarcano nel professionismo ed è
basato su una sorta di sorteggio che stabilisce l’ordine di scelta.
Draft Day, pellicola del 2014
diretta da Ivan Reitman, ricostruisce questa fatidica giornata attraverso gli
occhi e le gesta di Sonny Weaver Jr. (Kevin Costner), direttore generale della
squadra di football dei Cleveland Browns, intento a risolvere i problemi della
suo team cercando di selezionare i giocatori migliori.
Anche se in Draft Day l’azione
sportiva e il campo da gioco rimangono sullo sfondo, il film si inserisce pienamente
il quella selva di pellicole ambientate nel mondo dello sport in generale. E, come
la gran parte dei suoi fratelli, Draft Day ha la qualità di non annoiare mai lo
spettatore e di procedere con ritmo incalzante fino ad approdare al finale
trionfante e scontato che lo spettatore aspettava.
Draft Day è la classica favola
americana in cui lo spettatore si immedesima nel personaggio interpretato da
Kevin Costner, uomo comune chiamato a superare ostacoli e difficoltà per
raggiungere la gloria e il riscatto personale. È un film di puro
intrattenimento, scevro da qualsiasi intenzione di critica al mondo del
football o dello sport in generale, universi in costante sviluppo in cui gli
obiettivi dei tifosi collimano sempre meno con quello dei dirigenti, attenti
perlopiù a far quadrare i bilanci.
Draft Day è Un film che scivola
via, da guardare in vestaglia al caldo, quando è domenica e fuori piove.