Il proibizionismo entrò in vigore
negli Stati Uniti nel 1919. Dopo 14 anni venne abolito. È probabilmente la
legge che più di ogni altra ha lasciato strascichi nella cultura, nel costume e
nella società americana. Basti pensare che nella contea di Moore, in Tennessee,
dove viene prodotto il celebre whiskey Jack Daniel’s, la vendita di alcolici è
tutt’ora vietata. L’assenza di venditori autorizzati di alcolici in periodo di
proibizionismo a contribuito alla nascita della figura del moonshiner, entità mitologica oggi solo appartenente al folklore
americano, ma un tempo vero e proprio distillatore clandestino capace di
arricchirsi con il contrabbando di alcolici.
Con alle spalle una simile
storia, il cinema, la letteratura e la musica (The Moonshiner è un canto folk
tradizionale) made in USA hanno
spesso trattato il tema della produzione e della vendita illegale di alcolici.
Il recentissimo film La legge della notte
di Ben Affleck e il romanzo La contea più
fradicia del mondo di Matt Bondurant
sono due esempi che dimostrano questo trend.
È esattamente in questo contesto
che si inserisce Bull Mountain di
Brian Panowich, scritto nel 2015 e appena portato in Italia da NN Editore. Bull Mountain è la storia di due
fratelli, Clayton e Halford Burroughs, appartenenti a una famiglia di
fuorilegge che con la produzione e il traffico di whiskey di mais, di marijuana
e di metamfetamine ha acquisito il controllo totale di Bull Mountain, in
Georgia.
Ma mentre Halford continua il
mestiere intrapreso da suo padre e da suo nonno, Clayton sposa la bella Kate e
decide di allontanarsi da quel tipo di vita diventando sceriffo e venendo
ripudiato dal padre e dal fratello. Sulle tracce della famiglia Burroughs,
però, si mette l’agente federale Holly, intenzionato a distruggere l’impero
costruito nel tempo dai Burroughs. Clayton si vede così costretto a fare da
intermediario fra l’agguerrito agente e il Halford che però non ha nessuna
intenzione di trattare con un fratello disprezzato.
Bull Mountain è il primo romanzo di Brian Panowich ed è
una vera sorpresa. Lo scrittore-pompiere dimostra di saper amalgamare una serie
di scenari e linguaggi diversi sapendo adattare al presente un tema molto
sfruttato (e talvolta abusato) quale è il contrabbando di alcolici. L’idea di
evolvere il traffico di whiskey in marijuana e poi in metamfetamine è geniale;
slega la vicenda da un periodo storico ben definito e garantisce al lettore la
sensazione del tempo che scorre, cosa rara nella narrativa di oggi. Più che True Detective e Breaking Bad, richiamati dalla bandella libro, Bull Mountain per il modo con cui disegna il rapporto fra due
fratelli ai confini della legge ricorda il recente Hell or High Water. Panowich dà l’impressione di attingere dal
mondo del cinema, dalle serie tv e dalla letteratura con estrema facilità,
rubacchiando qua e là. I fratelli Burroughs, nel loro rimanere eternamente
legati alla terra di origine ricordano i personaggi dei romanzi di Wendell
Berry, mentre per la loro violenza richiamano l’hard boiled più spinto, a
metà fra Mickey Spillane e Elmore Leonard. Bull
Mountain è insomma un romanzo ricco: in poco meno di 300 pagine costruisce
una lotta fra bene e male e spinge il lettore alla riflessione sull’opportunismo,
sul valore della famiglia e sul senso della vendetta.