Parigi, giorni nostri. Un gruppo
di giovani si muove in maniera rapida e precisa tra la metropolitana e le
strade della città. Tra di loro non ci sono dialoghi, ma l’intesa è evidente: si
scambiano borse, pacchetti, messaggi cifrati via telefono. Il loro piano è
quello di spargere bombe in vari punti della città e portare il terrore nelle
case delle persone. Dopo un’elaborata pianificazione e preparazione, l’attentato
riesce e mentre in città il panico dilaga, i ragazzi confluiscono in un grande
magazzino. Durante la notte di attesa dentro il centro commerciale il piacere e
l’esaltazione per la missione riuscita si trasformeranno in un’inesorabile
paura di morire.
Nocturama
è un film 2016 diretto da Bertrand Bonello ed è spaventosamente attuale per la
storia che racconta. Una Parigi messa in ginocchio da bombe ed esplosioni non
può non richiamare i tristi eventi del Bataclan del novembre del 2015. Il film
di Bonello però vuole fuggire da questo tipo di lettura, tutto sommato facile:
i giovani attentatori, in uno dei pochissimi dialoghi del film, giustificano le
proprie azioni come l’unica soluzione che può uccidere la civiltà occidentale e
capitalista, colpevole di annichilire e di alienare l’essere umano. Non c’è
dunque alcun intento di denuncia del degrado delle banlieue parigine e francesi, della forma di ghettizzazione a cui
sono costretti gli immigrati. Bonello piuttosto cerca di non politicizzare la
violenza che mette in scena. Una violenza che nasce da una forte situazione di
disagio e da una forma di paranoia, psicosi che si impossessa dei protagonisti
che in tutti i modi vogliono mettere in ginocchio la società consumista.
Non a caso i ragazzi si ritrovano
in un grande magazzino: il centro commerciale, luogo che riduce le persone in corpi senz’anima
spinti solo da un alienante imperativo consumistico, in Nocturama è lo scenario in cui si palesa il vuoto dei ragazzi. Un
vuoto e una mancanza che vengono colmati proprio da ciò che gli attentatori
volevano contestare. Nella snervante attesa, infatti, i ragazzi si ritrovano,
in maniera inconsapevole e innocente a intrattenersi con la merce esposta sugli
scaffali e nelle vetrine. Secondo Bonello, insomma, la società è infetta,
malata e, pur essendone consapevole, l’uomo non può liberarla dalle catene della
macchina consumista.