Estate 1987. A causa dei problemi
economici della sua famiglia, James Brennan (Jesse Eisenberg), studente appena
diplomatosi, deve rinunciare alla sua vacanza premio in Europa e al college e
si vede costretto ad accettare un lavoro temporaneo presso il parco giochi di
Adventureland. La conoscenza di Emily (Kristen Stewart), sua collega, e di
altri coetanei accompagnerà James nell’ingresso della vita adulta.
Greg Mottola dimostra che gli
anni Ottanta non sono solo state le luci al neon delle discoteche, gli spot Apple e Nike, la Coca Cola
e la voglia di ballare. Lo sgangherato parco giochi di Adventureland e il
nugolo di personaggi che vi orbitano attorno sono il simbolo di una generazione
di ragazzi, quella dell’età reaganiana, inevitabilmente destinata al fallimento.
Mottola entra dentro quell’America mai troppo raccontata, lontana dai luccichii
delle metropoli e avvinghiata alla provincia e alla sua gente.
Ne esce fuori un film agrodolce,
una storia di crescita e formazione, dove la fine dell’adolescenza e della
leggerezza, e l’inizio della responsabilità e del suo peso sono temi toccati,
approfonditi e spogliati di tutta la loro possibile retorica. Adventureland si
differenzia così dalle solite commedie giovanili per il rifiuto netto di
superficialità e bidimensionalità. Mottola fugge dalla comedy
simil-demenziale in stile American Pie e si avvicina alla maturità del
Linklater di Tutti vogliono qualcosa e La vita è un sogno e lo fa al ritmo,
vellutato, delle note di Lou Reed, dei Velvet Underground e di David Bowie.